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Dopo feroci negoziati, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha chiesto la consegna “su larga scala” di aiuti umanitari a Gaza, senza chiedere un cessate il fuoco immediato, a cui si erano opposti gli Stati Uniti.
La risoluzione adottata con 13 voti a favore, nessuno contrario e due astensioni (Stati Uniti e Russia) “chiede a tutte le parti di autorizzare e facilitare la consegna immediata, sicura e senza ostacoli di assistenza umanitaria su larga scala” a Gaza e chiede “urgentemente adottare” misure al riguardo e “creare le condizioni per una cessazione duratura delle ostilità”
Dopo l’approvazione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza, che chiede aiuti su vasta scala a Gaza ma non un cessate il fuoco, il capo delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha denunciato che il “vero problema” per la consegna di aiutoi nella Striscia è l’offensiva di Israele.
La risoluzione approvata dal Consiglio di sicurezza dell’Onu chiede maggiori aiuti per Gaza, ma non chiede una tregua immediata. Il testo però non include neanche frase “urgente sospensione delle ostilità”.
Il segretario del consiglio di Sicurezza della Federazione Russa Nikolai Patrushev ha discusso telefonicamente con il capo del consiglio di Sicurezza israeliano Tzachi Hanegbi le modalità per risolvere i problemi umanitari nella Striscia di Gaza. Lo riferisce il servizio stampa del Consiglio di sicurezza russo, come riporta Ria Novosti. “Nikolai Patrushev ha discusso con Tzachi Hanegbi come risolvere i problemi umanitari nella Striscia di Gaza“, si legge nel comunicato.
I fondi andranno anche agli ospedali di Gerusalemme Est e a sostenere la capacità amministrativa e tecnica delle istituzioni dell’Autorità palestinese. “La situazione a Gaza e in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, è molto preoccupante“, ha osservato in una nota la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, che ha ricordato come l’Ue abbia già “quadruplicato” l’assistenza umanitaria a Gaza.
Il Forum dei Parenti degli ostaggi israeliani a Gaza ha confermato la morte di un’altra persona che era in cattività. Il defunto è Gadi Haggai, 73 anni, la cui moglie è tra i prigionieri. Il 7 ottobre, Haggai e sua moglie Judi furono catturati durante l’attacco di Hamas nel kibbutz Nir Oz mentre camminavano per la campagna. La donna riuscì a raccontare ad alcuni amici, nell’ultimo contatto avuto con loro, che erano stati colpiti da colpi di arma da fuoco e che suo marito era rimasto gravemente ferito. Il marito era un musicista e, secondo la fonte, aveva suonato nell’orchestra dell’esercito israeliano.
Undici palestinesi sono stati arrestati nella notte durante operazioni dell’esercito israeliano in Cisgiordania. I soldati hanno operato a Dora, vicino Hebron, e nel villaggio di Beit Rima.
Altri due soldati israeliani sono morti a Gaza portando il bilancio a 139. Si tratta del sergente 31enne Tal Shua e il tenente Shai Ayeli di 21 anni. Inoltre, un riservista e altri due militari sono rimasti gravemente feriti negli scontri nel nord e nel sud della Striscia.
Il nuovo rinvio del voto nel Consiglio di sicurezza Onu sulla risoluzione per Gaza “non mi preoccupa”, ma “su Gaza c’è una situazione molto difficile”. Lo dice il ministro della Difesa, Guido Crosetto, parlando con i giornalisti a margine della visita al centro sportivo ex Delphinia di Caivano.
Nel primo mese della guerra a Gaza, Israele ha sganciato su Gaza centinaia di bombe enormi, da una tonnellata ciascuna, molte delle quali in grado di uccidere o ferire persone a più di 300 metri di distanza: è quanto risulta da un’analisi compiuta dalla Cnn insieme alla società di intelligenza artificiale Synthetaic.
Più di mezzo milione di persone a Gaza – un quarto della popolazione – rischiano di morire di fame, secondo un rapporto stilato da varie agenzie delle Nazioni Unite e ong.
L’ambasciatrice degli Stati Uniti all’Onu Linda Thomas-Greenfield, ha dichiarato che dopo aver “lavorato duro e diligentemente nel corso della scorsa settimana” con l’Egitto e gli Emirati Arabi Uniti sulla risoluzione per Gaza, Washington era pronta “a sostenere la bozza così come era scritto”.
All’inizio della guerra contro Hamas, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha chiesto al presidente degli Stati Uniti Joe Biden se poteva fare pressione sul Cairo affinché accettasse parte della popolazione della Striscia nel suo territorio per tutta la durata del conflitto. Lo scrive il Washington Post, secondo cui il capo della Casa Bianca gli rispose ricordando come il Cairo la considera un’opzione assolutamente impraticabile.
Il Cairo è fermamente contrario all’ipotesi che i rifugiati palestinesi possano entrare nel Sinai (teme tra l’altro infiltrazioni terroristiche); e, secondo il sito web statunitense Axios, ha avvertito che se ciò accadesse questo porterebbe a una “rottura” nelle relazioni tra Egitto e Israele.
Continuano i bombardamenti nella striscia di Gaza, dove quasi un quarto della popolazione soffre la carestia, mentre il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite cerca di sbloccare la situazione per votare su un risoluzione per aumentare gli aiuti umanitari.
Da lunedì i membri del Consiglio hanno moltiplicato i rinvii, incapaci di mettersi d’accordo su un testo in grado di sfuggire al veto degli Stati Uniti, che nelle ultime settimane aveva già bloccato due precedenti risoluzioni.
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha nuovamente rinviato il voto sulla risoluzione per Gaza. Gli Stati Uniti ora sostengono la risoluzione, ma altri Paesi chiedono un testo più forte con anche l’appello per la sospensione urgente delle ostilità tra Israele e Hamas.