Dopo il terribile incendio divampato nella discarica di Malagrotta, alla periferia ovest di Roma, il pomeriggio della vigilia di Natale, la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), lancia l’allarme: l’eventuale diffusione nell’aria di diossina, determinerebbe rischi per la salute
Il grosso incendio è scoppiato nel pomeriggio di domenica, giorno di Vigilia. Ancora una volta la discarica di Malagrotta, alla periferia ovest della Capitale è stata avvolta dalle fiamme. Si tratta della secondo rogo nell’arco di un anno e mezzo. Questa discarica è una delle più grosse, ampie e importanti di Europa.
Per spegnere l’incendio ci sono volute molte ore, con le operazioni dei vigili del fuoco che sono proseguite fino al mattino di Natale. Le cause del rogo non sono state determinate per il momento. Non si esclude alcuna pista. Il sindaco della Capitale Roberto Gualtieri aveva prontamente firmato un’ordinanza per vietare l’attività sportiva nel raggio di 6 km e per chiedere alla popolazione che vive in quel quadrante della città, di tenere le finestre chiuse. Un’intensa nube di fumo nero e denso aveva infatti avvolto il cielo sopra la discarica, mentre parte dell’impianto bruciava.
Ecco perchè una eventuale diffusione di diossina nell’aria determinerebbe enormi rischi per la salute umana, essendo ben noti gli effetti cancerogeni e neurotossici di tale sostanza sul corpo umano. Lo ha affermato la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) in occasione dell’allarme sulle potenziali conseguenze per la popolazione. “La diossina è un inquinante organico persistente classificato dalla Iarc come cancerogeno certo per l’uomo, oltre ad avere effetti neurotossici ed essere un distruttore endocrino– ha spiegato il presidente Sima, Alessandro Miani– Il rischio aereo della diossina è limitato all’area interessata dai fumi del rogo e, in caso di nube tossica, a tutto il territorio colpito dalla ricaduta a terra dei fumi. Nel 90% dei casi l’esposizione umana alla diossina avviene per via alimentare attraverso il ciclo alimentare completo: frutta e verdura, foraggio di animali, allevamenti di animali, erbivori, carnivori di cui l’uomo si ciba. La diossina si bioaccumula soprattutto nei tessuti grassi dell’uomo e la sua emivita è piuttosto lunga: dai 5,8 anni ai 11,3 anni a seconda del metabolismo e dell’abbondanza di massa grassa. Studi effettuati nella terra dei fuochi hanno evidenziato presenza di diossina anche nel latte materno ed in quantità maggiori nelle donne più adulte che per più anni hanno assorbito ed accumulato l’inquinante tossico”.
Incendio Malagrotta, l’allarme lanciato dalla Sima, “Diossina nell’aria determinerebbe rischi per la salute”
“La via aerea di esposizione è invece limitata alla zona dell’incendio in quanto la diossina è una sostanza chimicamente pesante che tende a precipitare entro brevi distanze dal luogo di emissione in atmosfera– ha detto ancora Miani– Oltre alla diossina anche altre sostanze tossiche e cancerogene come metalli pesanti e furani possono liberarsi da un rogo di rifiuti e su questo le autorità dovranno monitorare aria, suolo e acque per comprendere quali e quanti inquinanti hanno interessato l’incendio”.
La Società Italiana di Medicina Ambientale ha consigliato quindi – secondo anche quanto già disposto – di evitare di mangiare prodotti agricoli coltivati nelle zone adiacenti la discarica di Malagrotta e carni di animali allevati nelle stesse aree. Bene evitare contatto diretto con i fumi tossici che possono contenere anche altre sostanze irritanti per le vie respiratorie e le mucose esposte.