Come è stato il 2023 per Giorgia Meloni? Luci ed ombre del governo italiano, guidato per la prima volta da una donna
Luci e ombre, successi e non, gol fatti ma anche subiti. Che anno è stato il 2023 che sta per dirci addio per Giorgia Meloni, prima donna a sedere a Palazzo Chigi? Lei lo ha definito “tosto”. Ha usato l’aggettivo anche nel suo discorso di chiusura ad Atreju.
Eppure il presidente del Consiglio che molti italiani e italiane chiamano più familiarmente Giorgia, è consapevole che il 2024 sarà ancora più difficile da vivere e soprattutto da governare. Sì, perchè nel caso del nostro premier gli up e i down si sono verificati non solo sul “lavoro”, ma anche nella vita privata.
E tutti ricorderemo sicuramente il caso Andrea Giambruno. Il giornalista Mediaset lasciato via social in un nanosecondo, dopo gli audio diffusi da Striscia la Notizia, che tanto imbarazzarono il presidente del Consiglio. Ma non pago, l’ex compagno di Giorgia, preferì fare l’imbucato alle feste in quel di Atreju. Un gesto passato di certo non inosservato. Anzi un gesto, a dirla tutta, diventato la vera notizia della quattro giorni a trazione FDI. Ma approfittando dei bilanci che appunto si tirano alla fine di ogni anno, tentiamo di capire e ricordare quali siano stati i momenti più salienti del 2023 meloniano.
Sostegno convinto all’Ucraina. Il premier ci è andata in febbraio. Salendo sullo stesso treno che soltanto un anno prima aveva portato a Kiev Mario Draghi, con Macron e Olaf Scholz. E’ in politica estera che Giorgia Meloni vuole dare un segno, anche se col presidente francese le cose non saranno semplici da mediare. Anzi sul tema migranti, il presidente del Consiglio va in rotta di collisione. E in questa direzione non va dimenticata una delle pagine più tristi della storia recente dei naufragi: sempre a febbraio infatti un caicco partito dalla Turchia con almeno 180 persone a bordo, affonda a poche decine di metri dalla costa di Steccato di Cutro. Una strage che è costata la vita a 94 migranti. 35 erano solo dei bambini. Meloni accusa il duro colpo. I media sono scatenati. Ma il presidente del Consiglio prova a riafferrare la scottante questione del dossier migranti, fino al tavolo dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, invitando l’Onu a “non voltarsi dall’altra parte”.
E se, come detto, anche in attesa che il Piano Mattei non sia solo una bella cornice ma abbia dentro un quadro di contenuti, il tema migranti è il vero tallone d’Achille del governo Meloni, esiste una sfida messa nel mirino da Giorgia: la rinegoziazione del Pnrr. Sfida vinta. L’anno si chiude con l’incasso della terza rata e il disco verde della Commissione europea sulla quarta. Più i 52 target messi a segno per la V, che verrà richiesta entro fine anno. Ma il 2023 è stato anche l’anno della morte di Silvio Berlusconi -nel giugno scorso- e un’estate accompagnata dai timori sulla sopravvivenza a medio lungo termine di Forza Italia. Ma sempre in estate altre vicende giudiziarie vedono coinvolti alcuni esponenti della sua maggioranza: dopo il caso Delmastro-Donzelli che, a gennaio, aveva visto salire sulle barricate le opposizioni, a giugno scoppia la vicenda Santanché, con la ministra del Turismo sotto accusa per la gestione di Visibilia e Ki gruop spa. Arriverà negli stessi giorni la notizia dell’imputazione coatta per il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, ‘reo’ di aver passato le carte degli scambi tra i mafiosi e l’anarchico Andrea Cospito all’onorevole, nonché amico e coinquilino in stanza a Roma, Giovanni Donzelli, che aveva usato le rivelazioni in Aula per colpire il Pd.
Sulla stessa onda l’accusa mossa quattro mesi più avanti dal ministro della Difesa Guido Crosetto, finita con un confronto e un chiarimento, oltre che in Parlamento, anche in Procura. Andando sui temi sociali e sullo scontro con le opposizioni. A luglio arriva di fatto il no di Meloni sul salario minimo. A settembre la cronaca che sconvolge un Paese intero: gli stupri di Caivano. Il governo si muove, con un Cdm ah hoc e il no alle zone franche. Settembre è anche il mese dei centri di accoglienza in emergenza. Le immagini delle condizioni sanitarie precarie a cui sono costretti i migranti in Italia rimbalzano sui tg, Meloni vola a Lampedusa portando con sé la presidente Von der Leyen. Ottobre e l’altro tremendo fronte di guerra: l’attacco di Hamas a Israele. La condanna della presidente del Consiglio è ferma, al fianco di Israele con la bussola di due popoli e due Stati.
Arriviamo al mese di novembre: al via nel segno dello scherzo telefonico di un duo comico russo che mette in profondo imbarazzo Palazzo Chigi. La telefonata fake fa tremare Palazzo Chigi, a farne le spese il consigliere diplomatico Francesco Talò, costretto a rassegnare le dimissioni. Trascorro solo pochi giorni e Meloni incontra a Palazzo Chigi il premier albanese Edi Rama. Viene annunciato nella sorpresa generale l’accordo sui migranti. Ma novembre è anche il mese del via libera alla riforma del premierato, “la madre di tutte le riforme” per la premier. E per finire la raffica di accadimenti politico-economici di dicembre: l’addio alla Via della Seta. E mentre a Bruxelles arriva l’accordo sul nuovo Patto di stabilità – per la premier un “compromesso di buonsenso” per l'”Italia migliorativo rispetto al passato”- la maggioranza si spacca sulla ratifica del Mes, da sempre visto da col fumo negli occhi da Fdi e Lega.
E la scorsa settimana la Camera dice no alla riforma del Meccanismo europeo di stabilità, “Una dimostrazione di coerenza”, esulta Fdi, da sfoderare anche nella campagna elettorale per le europee, ormai dietro l’angolo. Domani Meloni è attesa alla conferenza di fine anno indetta dall’Odg. Usciranno altri titoli, ma i contenuti del 2023 resteranno gli stessi. In attesa delle intense sfide del nuovo anno.