Alla fine niente proroga sulle agevolazioni fiscali per calciatori e sportivi che vengono dall’estero. La serie A non ci sta, la politica si chiude a riccio
Un calcio nel sedere al mondo del calcio. Fino all’ultimo secondo c’è stato il tentativo di rimettere qualche coccio in sesto, ma niente. La mancata proroga al Decreto crescita, ovvero la possibilità per le squadre italiane di poter tesserare giocatori stranieri garantendo loro uno stipendio competitivo rispetto ad altre nazioni grazie ad alcune agevolazioni fiscali che copriva praticamente lo Stato. Ebbene, dal primo gennaio, ovvero quando riapre il mercato dei calciatori, questo non si potrà più fare. Apriti cielo col presidente Claudio Lotito che, nell’intervista a Notizie.com, non ha nascosto la sua amarezza e rabbia per la decisione che ha preso in contropiede tutto il movimento. Si sapeva che sarebbe finito, ma il Governo aveva garantito una proroga fino a febbraio, invece, neanche quella. “Basta dare tutti questi soldi ai campioni, si perdono i vivai“, ha tuonato Salvini. Esplode la serie A che risponde a tono e non ci sta.
Che succede ora? In pratica funzionava così: la squadra che comprava un giocatore con uno stipendio da 1 milione di euro veniva a costare alla società, bene o male, 1,5 milioni anziché 2. Un bel vantaggio, anche perché questo consentiva alle squadre italiane di aumentare la qualità della rosa, cercando di contenere i costi e allo stesso tempo di crescere e produrre ricavi maggiori per mettere al posto i bilanci. Ora non avere più a disposizione questa agevolazione vorrebbe dire ridimensionare un po’ il tutto e rivedere tutte le strategie, soprattutto in chiave economico/finanziaria e anche tecnica legata alla qualità dei giocatori.
Tanti campioni sono arrivati, ora si vedranno col binocolo
C’è da dire che grazie al Decreto crescita in serie A sono arrivati tantissimi grandi giocatori come lo stesso Lukaku rientrato dal Chelsea prima all’Inter e poi alla Roma, ma anche Leao, Pavard, Thuram, Pulisic, Guendouzi, Pedro, Chukwueze e così via. Senza dimenticare che anche il rinnovo pesa di meno nelle casse della società. C’è anche una cosa negativa per quel che riguarda i vivai, ed è quello su cui punta la politica, con Salvini in prima linea, ovvero che i tanti stranieri hanno tolto la possibilità di vedere giocatori nostrani di livello e soprattutto i giovani. Basti pensare che nella scorsa stagione c’erano 61% dei giocatori stranieri in rosa nelle nostre squadre di Serie A.
Ed è una percentuale elevata che mette l’Italia come la nazione che ne utilizza di più rispetto a tutti gli altri paesi europei. E naturalmente parte anche da questo concetto le considerazioni di natura politico/sportiva che ha fatto anche l’Aic (Associazione Italiana Calciatori). Per non parlare dei recenti risultati della nazionale italiana, vincitrice dell’Europeo, ma anche esclusa dai mondiali. Un’onta che non era mai accaduta per due volte di fila. Per non parlare dei vantaggi che ci sono stati nei confronti dei più ricchi come i calciatori e i presidenti, rispetto a quelli che hanno redditi decisamente più bassi.