Giovanni Maria Flick, ex presidente della Corte costituzionale, in un’intervista a ‘La Stampa’ promuove il discorso di fine anno del presidente Mattarella.
Il discorso di fine anno del presidente Mattarella promosso dal presidente Mattarella. “E’ vero che la politica ha dimenticato i deboli – sottolinea l’ex presidente della Corte costituzionale – la crisi della democrazia non è irreversibile, ma ci deve essere l’impegno a muoversi. Il Capo dello Stato chiede l’impegno di ciascuno di noi“.
“Noi siamo vittime di questo distacco progressivo tra momento istituzionale e individuale – continua Flick – siamo un Paese che è stato in grado di ripartire dopo una guerra rovinosa. Lo abbiamo fatto coltivando un discorso di convivenza, partendo da una Costituzione che poneva a suo fondamento alcuni prìncipi fondamentali come solidarietà, uguaglianza, libertà, laicità, rifiuto della guerra e pari dignità sociale“.
Questa perdita del senso di comunità potrebbe dipendere molto dai social. “Temo che questi incidano molto – commenta Flick – in questi giorni viviamo una situazione interessante, ma molto complessa. Mi sto riferendo alla lite tra il New York Times e le società che sviluppano un programma di intelligenza artificiale“.
“Io sono a favore della concezione europea di riserva umana – aggiunge il costituzionalista – bisogna mettere dei limiti per fare in modo che questa tecnologia non invada spazi che coincidono sulla libertà umana“.
Secondo quanto riferito da Flick al quotidiano italiano, “i partiti molto spesso esasperano quelle tensioni. Pensiamo per esempio al tema dell’autonomia differenziata: non capisco perché dobbiamo aprire una concorrenzialità tra le regioni. Quando si parla di Italia Repubblica unita si dice che seve un punto di equilibrio tra l’unità del Paese e le esigenze degli enti locali altrimenti il rischio è che venga meno lo spirito di coesione“.
“Dobbiamo anche capire che non è il momento di riforme che possano portare ad una Europa federale – conclude il costituzionalista – altrimenti l’Ue rischia di rimanere al ruolo secondario di occuparsi delle regole“.