A rivelarlo è stato lo stesso ex boss della Banda della Magliana che era stato dato per deceduto da tutte le testate giornalistiche più importanti con tanti titoloni e pezzi già scritti
“Morto Antonio Mancini, uno dei fondatori della Banda della Magliana…“, così titolavano diversi lanci dell’agenzia Ansa alle 20,36 del 2 gennaio del 2024. E così, poco dopo, arrivano tutte le testate giornalistiche più importanti, da Repubblica, Corriere della Sera, Il Messaggero, La Stampa, la Rai e così via tutti gli altri, con titoli e pezzi già fatti e confezionati da chissà quanto tempo che nel gergo giornalistico vengono definiti “coccodrilli“, ovvero pezzi già preparati da tempo per parlare di persone che sono vicine a passare a miglior vita. E quando non ci sono più, escono fuori con la biografia e tutte le cose che hanno fatto nella loro vita.
Così è accaduto per uno dei fondatori della Banda della Magliana che era stato dato per morto e tanti ne hanno raccontato pregi e difetti di un criminale che nella sua vita ne ha combinate di tutti i colori. E’ diventato famoso non solo perché ha fatto parte della Banda della Magliana, ma anche perché, una volta scontata la sua pena in carcere ed essere uscito, ha raccontato tanti episodi di quegli anni, andando ospite in tante trasmissioni televisive. Ma non è morto ed è stato lui stesso a rivelarlo quasi divertito, avvisando il giornalista Gianluca Zanella dicendo a lui di essere “vivo e vegeto”, di rimanere “sorpreso e stupefatto” e allo stesso tempo di non essere amareggiato perché cose del genere “allungano la vita“, sottolineando che non vive più a Roma da tempo, come hanno scritto tutte le testate, ma di essere nella sua casa a Jesi, dove vive da molti anni.