“La premier Meloni non è al Pd che deve chiedere risposte” sul caso del magistrato della Corte dei Conti Marcello Degni.
Il deputato Pd Andrea Casu, della presidenza Dem alla Camera, commenta ai nostri microfoni le parole della presidente del Consiglio durante la conferenza stampa che si è tenuta ieri, giovedì 4 gennaio. La vicenda riguarda il post su X che il giudice ha scritto dopo l’approvazione della Legge di bilancio, dopo il quale l’Associazione magistrati della Corte dei Conti lo ha deferito ai probiviri.
“Occasione persa. C’erano le condizioni per l’ostruzionismo e l’esercizio provvisorio. Potevamo farli sbavare di rabbia sulla cosiddetta Manovra blindata e gli abbiamo invece fatto citare Marinetti”. Questo il post che ha fatto scatenare una polemica arrivata da tutta la maggioranza, che ha ricordato l’importanza dell’imparzialità dei giudici. Il procuratore generale della Corte dei Conti deciderà un’eventuale azione disciplinare nei confronti del consigliere Degni.
Sulla questione, la premier Giorgia Meloni ritiene che debba rispondere il Pd perché la nomina del magistrato Degni arrivò dal centrosinistra. “Non è al Pd che la presidente Meloni deve chiedere risposte, se vuole chiarimenti su questa vicenda, come presidente del Consiglio ha tutti gli strumenti per averli. La nostra posizione è chiara e netta e vale per tutti: chi è al servizio delle istituzioni, deve sempre rispettarle. Sarà la Corte dei Conti ad occuparsi dell’uscita social di Degni”.
Pare quindi, che il magistrato sia stato scaricato anche dal Pd, con Casu che prende le distanze dal suo comportamento: “Libertà e senso delle istituzioni devono convivere. E senza alcuna reticenza, se ci sono dichiarazioni che danno il senso di non portare avanti questa convivenza, personalmente le condanno. Ma ripeto, non è al Pd che la premier deve rivolgersi per chiarimenti, è la Corte dei Conti che deve valutare e prendere provvedimenti. E le forze politiche, di maggioranza e opposizione devono rispettarli, non fare a gara nei commenti per rispondere a un errore, con altri errori“.
In conferenza stampa, Meloni rispondendo alle domande dei giornalisti, ha spiegato che non c’è necessità che il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti si esprima in Aula sull’inchiesta Anas, che vede coinvolta la famiglia Verdini, perché non viene chiamato in causa: “Quello che serve è che le vicende vengano affrontate nelle sedi opportune, come il Parlamento, per fare chiarezza. Stiamo ancora aspettando Salvini in Aula per spiegarci le ragioni della fermata ad personam del ministro Lollobrigida e non ci ha mai dato disponibilità. Non comprendiamo come mai non voglia venire in Aula per confrontarsi sol Parlamento sui temi che attengono il suo ministero. Questo vale a prescindere anche dalle vicende giudiziarie che faranno il loro corso. Noi vogliamo un confronto sugli aspetti politici ed etici connessi a queste vicende”, aggiunge Casu.
Secondo il deputato Dem, il premierato non è il primo delle riforme istituzionali da affrontare: “Possiamo parlare del monocameralismo alternato di fatto, che in questo momento rende inutile avere due Camere. O del ricorso continuo alla decretazione d’urgenza, che ha svuotato il ruolo del Parlamento accentrando tutte le scelte sul Governo, oppure del problema della legge elettorale elettorale che è gravissimo. Invece si sceglie di occuparsi di una riforma che rischia di mettere in discussione l’unico aspetto del nostro sistema che funziona: il Presidente della Repubblica, che ha dimostrato di essere un elemento di forza e stabilità. Allora l’obiettivo non è rendere il sistema più stabile, ma semplicemente spaccare in due il paese per togliere attenzione ai veri problemi e priorità”.
La conferenza stampa di ieri è cominciata con la protesta della FNSI (Federazione Nazionale della Stampa Italiana) che non si è presentata all’incontro con la presidente del Consiglio, dopo l’approvazione da parte della Camera (19 dicembre) dell’emendamento Bavaglio presentato dal deputato di Azione Enrico Costa, che prevede il divieto di pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare. Ad introdurre il tema è stato il presidente dell’Ordine dei Giornalisti Carlo Bartoli in apertura della conferenza stampa: “Ci allarma l’approvazione di un emendamento che rischia di far calare il sipario sull’informazione in materia giudiziaria”, ha dichiarato.
Il Pd ha votato contro l’emendamento e Casu critica fortemente Meloni anche su questo: “Il nostro partito ha votato contro questo emendamento. Preoccupa molto che in un momento come questo – penso ai giornalisti e al direttore dell’agenzia Dire, a cui va tutta la mia solidarietà – qualcuno pensi che non mettere la stampa nella migliore condizione di operare possa essere un risultato positivo. La conferenza stampa di ieri è una brutta pagina: poteva essere un confronto sul futuro del Paese. Invece, dopo il danno di una Manovra ingiusta, sbagliata che non dà risposte su sanità, pensioni, trasporto pubblico locale, casa e disabilità, resta anche la beffa di un incontro con i giornalisti in cui la premier non ha fatto altro che raccontare un paese che non c’è e attaccare l’opposizione dicendo al Pd cosa dovrebbe fare invece di spiegare cosa sta facendo lei per le questioni cruciali per i cittadini. Noi chiediamo a Meloni di fare la premier e invece lei attacca noi perché sta facendo il contrario di ciò che aveva promesso: ha sbandierato il taglio delle accise, poi abbiamo visto i risultati. C’è un record degli sbarchi, per non parlare del tema delle graduatorie. Quando era all’opposizione faceva tweet per invocare lo scorrimento. Ora sta bloccando il rafforzamento della pubbliche amministrazioni, portando addirittura alla scadenza graduatorie che potrebbero offrire un contributo decisivo e immediato, penso a quella del concorso unici funzionari amministrativi che scadrà il 12 gennaio con ancora migliaia di idonei non assunti”.
Ma quale dovrebbe essere allora, il futuro dell’emendamento Bavaglio? “Non lo chiamo così, lascio a voi giornalisti questa definizione. Abbiamo votato contro l’emendamento Costa perché è il modo sbagliato di affrontare un tema importante, che rischia addirittura di peggiorare la situazione. Riteniamo opportuno affrontare questioni così delicate in un clima diverso attraverso un confronto positivo con tutti i soggetti che poi devono cooperare per garantire i diversi interessi costituzionali in gioco. Questo scaricabarile tra Meloni al Governo, Parlamento e maggioranza (quando poi ha votato la sua maggioranza), alimenta solo un inutile scontro con i giornalisti e la guerra dei trent’anni tra politica e magistratura, che ha fatto solo del male al nostro Paese fino ad oggi. Serve invece un cambio di passo e non sarà certo questo emendamento a farci fare un passo avanti, anzi”.