Lo scrittore e giornalista, nonché analista politico, spiega a La Stampa le sue idee su quello che sta avvenendo nel nostro paese sulle ideologie
Cresciuto nella destra sin da giovane, famoso per le sue idee e per essere uno di quelli che non ha mai nascosto il suo pensiero anche in tempi in cui veniva quasi ghettizzato. Ma Marcello Veneziani, 69 anni, una lunga esperienza politica dal Fronte della Gioventù fino al Movimento Sociale per poi cominciare a fare il giornalista ed essere un vero e proprio intellettuale di destra. Famosi, a livello culturale, sono gli scontri che Veneziani ha avuto un altro grande intellettuale e professore come Norberto Bobbio. Veneziani, scrive La Stampa, disse che “Bobbio aveva fatto carriera durante il fascismo e che dunque non si trattava di un regime tanto illiberale”. Ma il giornalista-scrittore ribatte: “In realtà sostenni una tesi più articolata. Dissi che se Bobbio divenne ordinario in giovane età sotto il fascismo, anche grazie ai buoni uffici di alcuni gerarchi e prestò giuramento al regime, anche dopo le leggi razziali, a differenza dei dodici eroici che non firmarono, le ipotesi sono due: o il regime fascista non era così illiberale o Bobbio non era all’epoca antifascista. Ciò non toglie che Bobbio meritasse la cattedra e che avesse un grande spessore di studioso, come ha poi dimostrato“.
Bobbio sosteneva anche che mentre la sinistra privilegiava l’uguaglianza, mentre la destra la libertà, ma anche su questo Veneziani non è che sia così concorde: “La sua distinzione tra destra “libertaria” e sinistra egualitaria mi pare superata. Come superato mi pare identificare la destra in Nietzsche e il suo aristocratismo e la sinistra in Marx e il suo egualitarismo. Residui del Novecento. Da anni, poi, è oggettivo il rovesciamento dei ruoli: la sinistra è tendenzialmente elitaria, se non oligarchica, e la destra è tendenzialmente popolare, se non populista“. Poi Marcello Veneziani spiega come è andata a finire la polemica con lo stesso Bobbio: “Ciascuno di noi ha mantenuto le sue idee sull’utilità o meno di distinguere tra destra e sinistra, ma i rapporti e la polemica si erano stemperati“.
Tanti fanno appello al fatto che Fratelli d’Italia, nonostante cerchi di nascondere la propria identità, alla fine sia un partito che ricorda quello fascista, ma su questo Veneziani trasecola e quasi si arrabbia, anche perché viene menzionata la fiamma della Repubblica di Saló. “Finché useremo ancora il fascismo, morto e sepolto da 80 anni, per capire e giudicare il presente, non si capirà quel che accade davvero oggi e si darà alla destra gioco facile di mostrarsi più aderente alla realtà e alla vita di oggi. Dialogare è necessario, anche con gli eredi, veri e presunti, del fascismo e del comunismo“.
E, sempre lo scrittore, cerca di fare delle analogie su quello che sarà e anche su quelli che da molti vengono considerati gli eredi del fascismo e del comunismo, ma anche su questo Veneziani non ha particolari dubbi e articola il suo pensiero: “Non farei riferimento ai partiti. Oggi in Italia non ci sono partiti eredi del fascismo o del comunismo. Ci sono invece persone, singoli politici, che per la loro biografia possono essere definiti eredi del comunismo o del fascismo. Pierluigi Bersani, ad esempio, è stato indubbiamente comunista. Ignazio La Russa, già missino, ha militato in un partito che è stato fascista. Non possiamo non tenere conto del fatto che, a destra come a sinistra, c’è stato un salto generazionale. Giorgia Meloni viene da Alleanza nazionale ma oggi esprime posizioni diverse. Vede, a livello politico contano atti politici. A Fiuggi c’era anche lei con Fini a sottoscrivere un’abiura abbastanza netta del passato fascista“.