Don Paolo Benanti, presidente della Commissione governativa sull’Ai per l’informazione, si sofferma sull’intelligenza artificiale e il giornalismo.
Nella conferenza stampa di inizio anno il premier Meloni si è soffermata sui possibili effetti dell’intelligenza artificiale sul giornalismo. E il presidente della Commissione sull’Ai per l’informazione in un’intervista al Corriere della Sera fa il punto della situazione.
“E’ vero che il legame tra l’intelligenza artificiale e l’informazione è cruciale – spiega Benanti – stiamo lavorando su tre fronti: il primo è soprattutto la valorizzazione della professione dei giornalisti, fondamentale per la democrazia. Poi stiamo affrontando anche il tema della sostenibilità della professione. Chiaramente l’automazione ha degli effetti sull’editoria minandola dal punto di vista economico e tutto ciò può rendere problematico il prosieguo di questo importante ruolo del giornalismo. Infine, sono comparsi dei nuovi grandi player, ma che non hanno la responsabilità“.
Benanti, che ha preso il posto di Amato dopo la rinuncia di quest’ultimo, conferma che i lavori sono già iniziati: “La Commissione si è già riunita ed ha iniziato i ragionamenti con il mio predecessore. Per quanto riguarda il mio ruolo, ho il compito di coordinare la squadra in un lavoro collettivo e non individuale“.
Il teologo e consigliere di Papa Francesco proprio sull’intelligenza artificiale ribadisce di essere il “tredicesimo giocatore in panchina chiamato perché gli altri si sono fatti male“.
L’intelligenza artificiale è una questione da affrontare anche a livelli più locale: “E’ un problema di design della società. Il tema è capire se vogliamo mettere in tatto un design competitivo o di collaborazione rispetto all’umano. Ci sono tanti argomenti a favore e ne presento uno: l’azienda, infatti, non è solo produttiva, ma è anche fatta dal know-how umano che le permette di difendere la propria eccellenza. Per me si può creare una situazione win-win sia per l’imprenditore che per gli stessi lavoratori“.