E’ stato uno dei più famosi arbitri italiani, figlio di un altro grande direttore di gara come Concetto Lo Bello e a Notizie.com spiega il suo pensiero: “Non voglio fare polemiche, ma quando c’ero io eravamo in tre e occorreva occhi cervello immediatezza e collaborazione…”
E’ stato uno degli arbitri più autoritari e famosi degli anni ottanta e novanta, figlio di un altro grande arbitro come Concetto Lo Bello e Rosario Lo Bello è lontano da un po’, ma vede sempre le partite, è un appassionato. Dopo una carriera importante in campo, ne ha fatta anche uno da dirigente, ma nel 2007 se ne andò dall’Aia, quasi sbattendo la porta e ora, vedendo quanto sta accadendo, dopo Inter-Verona e l’episodio di Bastoni e non solo, non sembra essere sorpreso, tanto che mentre parla con Notizie.com gli scappa un “non voglio criticare, non sono più all’interno e direi che, più passa il tempo e purtroppo insomma, la mia decisione maturata all’epoca, temo sia stata giusta, ma queste sono opinioni personali“, si riprende e poi spiega: “Lo strumento come tutti gli strumenti costruiti dall’uomo sono perfettibili, ogni tanto mostra qualche sua lacuna e debolezza. Il Var non può mai sostituire la mente umana, il Var deve essere un collaboratore, le scelte personali in campo vanno fatte se poi ciascuno pensa di delegare al Var anche le scelte più difficili mi pare che il significato e il senso e l’opportunità di utilizzarlo non abbiano più rilevanza…“.
Per l’ex grande arbitro e dirigente dell’Aia, insomma, non è che ci siano così tante scuse su quello che sta succedendo, insiste nel non voler fare polemiche di alcun genere, ma le sue cose le dice, eccome. Sull’episodio in questione, ovvero su quello su Bastoni e Duda, non entra nello specifico ma, da buon vecchio ed esperto arbitro, a Notizie.com “ammonisce“: “Quella cosa non può sfuggire all’arbitro, all’assistente e al Var, su per favore, non possono e non debbono sfuggire, non abbiamo bisogno dell’aiuto del Var per vedere quelle cose. Non voglio criticare, ma quando un giocatore è per terra, qualcosa è successo e non può sfuggire all’arbitro anzi ha il dovere di guardarsi intorno e di guardare, non voglio mettermi qui a dire, ai nostri tempi perché una cosa banale e sbagliata, ma solo per ricordarmi che c’era un tempo dove si era solo in tre e non c’erano aiuti tecnologici di nessun genere, dovevi avere occhi, cervello, immediatezza e collaborazione e in queste quattro parole mi sono spiegato in modo chiaro…“