Nel corso di un’intervista rilasciata al quotidiano “La Repubblica” è intervenuto il coordinatore di Fratelli d’Italia di Civitavecchia, Paolo Iarlori. Quest’ultimo ha espresso il suo pensiero sulla vicenda di Acca Larenzia
Il gesto delle (quasi) 200 persone, che si erano radunate ad Acca Larenzia per onorare i tre giovani uccisi il 7 gennaio del ’78, con il saluto romano ha scatenato non poche polemiche. C’è chi ha preso le distanze da questo gesto. Si tratta di Paolo Iarlori, attuale coordinatore di Fratelli d’Italia per Civitavecchia. Ne ha parlato in una intervista rilasciata alla ‘Repubblica‘ dove ci ha tenuto a precisare un po’ di cose. In primis che condanna fermamente quel gesto.
Inoltre anche lui era presente per la commemorazione dei tre giovani uccisi, ma che non si è assolutamente permesso di effettuare il saluto romano. Anche su questo si sono scatenate critiche visto che c’è chi ha ribadito che anche lui e quelli che stavano vicino lo avessero fatto. Su questo spiega: “Accanto a me c’era l’ex sindaco di Roma Pietro Giubilo (Dc). Nemmeno a lui ha fatto il saluto romano“. Altre persone, però, lo hanno fatto: “Non li conosco e di certo non sono del partito“.
Acca Larenzia, Iarlori: “Non condivido il saluto romano”
Sulle parole ed accuse di Rampelli fa sapere: “Ripeto, c’erano persone che non conoscevo e che non sono di Fdi. Noi manifestiamo ciò che siamo e non abbiamo bisogno di fare recite. Quello è un momento importante per noi, si ricorda tre ragazzi uccisi che attendono giustizia da 46 anni. Io tutti gli anni vado lì, rimango in silenzio, facciamo un omaggio floreale e poi finisce tutto. Se ci sono persone che lo interpretano in un altro modo pensino quello che vogliono“.
Sul saluto romano ammette: “Si tratta di un gesto che si presta a delle strumentalizzazioni fuori dal contesto e dal tempo. Ognuno risponde di quel che fa. Chi lo ha fatto dovrebbe anche spiegare il perché. Mi risulta anche difficile giudicare chi lo ha fatto e soprattutto chi non conosco”.
In conclusione ammette: “Io prendo le distanze da una gestualità fuori luogo ed inopportuna. Non lo condivido, altrimenti anche io lo avrei fatto. Mi trovavo lì coscientemente. Un po’ come vai in chiesa: mica puoi conoscere tutti i presenti. Sono rimasto sorpreso dal gesto, non me lo aspettavo. Poi finisce lì e ognuno ritorna a casa sua“.