Pilar Fogliati è protagonista delle due stagioni di Odio il Natale, serie che su Netflix ha raggiunto un successo straordinario. Abbiamo avuto il piacere di intervistarla per parlare della seconda stagione.
L’attrice ha risposto con grande intelligenza alle domande che le abbiamo proposto, dimostrandosi come sempre una splendida ragazza oltre che un’eccezionale professionista.
È uscito finalmente Odio il Natale 2, senza voler spoilerare troppo abbiamo scoperto chi si trovava dietro la fatidica porta. La curiosità è questa, lo avete deciso fin da subito oppure è una cosa che è stata maturata tra la prima e la seconda stagione?
“Ti rispondo onestamente, secondo me è stata scelta dopo. Anche perché la serie è un remake di una serie che esiste, ma dove la storia va diversamente soprattutto nel finale dove sono stati aggiunti personaggi nuovi. Penso che abbiano girato prima la prima stagione e poi abbiano preso questa decisione anche immaginando come era stato percepito il tutto dal pubblico”.
Tra le tante cose che funzionano nella serie c’è anche la tua grande spontaneità e naturalezza. Sembri rappresentare davvero una trentenne dei nostri tempi. Perché, secondo te, si fa molta più fatica di un tempo a trovare la persona giusta e a costruire una famiglia?
“La tendenza di questa generazione, a tratti positiva, sta portando a un individualismo più grande. Stiamo mettendo al centro il bisogno personale, meno il sacrificare qualcosa come per esempio quello che sacrifichi quando ti sposi. Stiamo arrivando a capire di dover amare più noi stessi che è positivo, ma potrebbe complicare l’incoscienza quando ci si mette con qualcuno senza farsi troppe domande. Siamo diventati più consapevoli della psicologia e dei rapporti e ci si butta di meno. Poi c’è da dire che questa generazione è precaria e quindi prendere delle decisioni amorose che fanno parte del futuro e della progettualità che hai nella testa. Non è facile farlo nel lavoro e dunque nemmeno nell’amore. Questo rispecchia l’indecisione nello stare in una relazione. Avere trent’anni è diventato un genere cinematografico, ci sono delle cose che sono diventate dei generi perché hanno una magia e sono circoscritte. Penso a How I Met Your Mother che è tra le più belle in assoluto, si parla della ricerca dell’amore a trent’anni. Perché si parla molto più spesso dell’amore in questo periodo della vita? Perché è quando ti senti ancora ragazzino ma le tue decisioni iniziano a pesare molto, non le puoi fare più con leggerezza”.
Abbiamo approfondito con Pilar Fogliati anche gli altri personaggi della serie Odio il Natale 2.
Straordinari sono anche i personaggi che ti circondano. Sei diventata amica con qualcuno fuori dal set?
“Specialmente con Fiorenza Pieri e Beatrice Arnera ho una grande amicizia, eravamo amiche prima e abbiamo consolidato tutto. Sono due amiche importanti per la mia vita. Con Pierpaolo e Nicolas siamo diventati amici in questa stagione e sono felice perché avevo grande voglia di lavorare con loro due. Era un set giovane, tutti della stessa età, era inevitabile che si creassero delle amicizie”.
Titti, la tua amica inseparabile. Beatrice Arnera è stata davvero molto brava. Una ragazza che vuole sembrare anche un po’ superficiale, ma che dietro nasconde una grande fragilità. Che ne pensi?
“Il suo talento ha reso il personaggio bellissimo. In generale fa riflettere sull’aspetto dell’idealizzazione che ognuno di noi ha su sé stesso, una tematica molto forte e umana. Non è un discorso sulla maschera, ma è l’idealizzazione che vuoi di te stessa, come vuoi essere percepita dagli altri. È come quando su Instagram metti una foto e chiedi chi sembri agli altri. Ognuno ha un’idea e cerchi di somigliare a quello che vuoi che gli altri pensino di te. È un bellissimo discorso su cui ragionare e lei lo porta perfettamente, perché vuole sembrare quella che non è toccata da niente invece non è così. Ed è un discorso molto da trentenne di oggi”.
Da trentenne credi nell’amore?
“Il trentenne da un lato ha il lato cinico in cui non crede nell’amore, ma ognuno di noi conosce una coppia perfetta che è l’eccezione che non ti conferma la regola e ti fa rimanere romantico. Le coppie che vanno bene fanno aumentare il senso di romanticismo e di quanto credi nell’amore. Io penso che non c’è niente di esterno che possa rovinare una coppia, se la coppia è salda anche quando la famiglia è contro sei tu la famiglia. La coppia funziona è quando è una squadra”.
In questa seconda stagione si affrontano più da vicino tematiche legate a malattie come l’Alzheimer con una bellissima storia legata a un grande attore. Come mai avete voluto trattare questa tematica dal punto di vista dell’amore?
“Abbiamo diviso gli organi. C’è l’organo dell’amore che è come se avesse una sua mente, un altro vocabolario, un’altra regola anatomica e dunque è un’idea romanticizzata di un organo che ha una memoria. Esiste la memoria della testa ma anche la memoria dei sentimenti. È aver romanticizzato qualcosa che porta a vari significati. Si parla di memoria emotiva ed è bellissimo. Come quando si dice ‘torna dove sei stato bene’, quello te lo ricordi sempre”.
Domanda a cui non risponderai mai, ci sarà una terza stagione?
“In tutta onestà so che non era prevista inizialmente quando era stata pensata la serie all’inizio. Erano state pensate due stagioni. Ma la serie è piaciuta molto, è andata veramente bene. Quindi non mi sento di escluderlo. Io sarei felicissima perché mi piace il personaggio, ma soprattutto perché molte ragazze mi hanno scritto che si sentivano come Gianna. Mi piace l’oggi e quando ho dei personaggi che sono codificati e ambientati nell’Italia di oggi. Quando sono in ruoli contemporanei mi piace, perché vedo che aria tira e la porto dentro”.