“Non c’è una soluzione positiva in vista” per la fine del conflitto tra Israele e Hamas, ma “potrebbe essere importante quello che deciderà l’Aja, se emetterà misure provvisorie”.
Così Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International, nel giorno del processo che vede imputato Israele davanti alla Corte di giustizia internazionale, dopo che il Sudafrica ha chiesto di imporre misure di emergenza, definendo “genocidio” quello che sta accadendo ai palestinesi. “È importante che la Corte emetta misure provvisorie che impongano a Israele di non mettere in atto condotte tali da costituire atti di genocidio”.
Gli avvocati di Israele oggi, venerdì 12 gennaio, hanno puntato a convincere la Corte che in realtà il genocidio è stato perpetrato contro Tel Aviv. Il Sud Africa avrebbe presentato “un quadro fattuale e giuridico profondamente distorto. L’intero caso si basa su una descrizione deliberatamente decontestualizzata e manipolatoria della realtà delle attuali ostilità”. E ancora, hanno parlato di “massacro, le mutilazioni, gli stupri e i rapimenti su vasta scala”, aggiungendo che “se ci sono stati atti di genocidio, sono stati perpetrati contro Israele”.
Ma la condotta di Hamas non giustifica la violenza di Tel Aviv. Secondo Noury, quelle del team legale di Israele, “sono affermazioni anche condivisibili, ma ciò non rende lecito tutte le condotte di guerra di Israele. C’è una Corte che sta esaminando il comportamento di Tel Aviv, non alla luce di quanto perpetrato da Hamas. L’Aja al termine delle due udienze giudicherà se queste condotte sono state perpetrate, in che modo e fino al punto di non arrivare al genocidio”.
Secondo il portavoce di Amnesty, “è legittimo che Israele abbia una strategia difensiva, perché è accusato del più grave crimine internazionale davanti al massimo organo della giustizia internazionale. Noi ci auguriamo che i crimini di Hamas vengano giudicati molto presto, ma non potrà giudicarli la stessa Corte che si occupa delle controversie tra gli Stati. Sarà la Corte penale internazionale a esaminare la condotta di guerra di Hamas e a stabilire di quali reati si siano resi colpevoli. Speriamo che questo accada presto. Dopodiché, avere una linea difensiva basata su quanto fatto dall’altra parte, è sterile. Israele deve spiegare perché non avrebbe commesso genocidio. Mi auguro che l’abbia fatto”.
Il ministro degli Esteri israeliano Katz, al termine delle arringhe degli avvocati di Israele all’Aja, ha dichiarato che il Sudafrica non ha presentato prove di un genocidio: “Non vi è alcuna base per le affermazioni del Sudafrica contro Israele. Anzi, non è stata presentata alcuna prova a riguardo, solo l’evidenza di una guerra difensiva come nessun’altra”.
“Quello che il mondo – salvo alcune eccezioni – sta chiedendo, è che ci sia un cessate il fuoco immediato, duraturo, che possa interrompere questo bagno di sangue, alleviare la crisi umanitaria e far tornare in libertà gli ostaggi nelle mani di Hamas e degli altri gruppi armati palestinesi”, conclude Noury.