La Corte di Cassazione ha deciso che per il saluto romano va contestato l’articolo 5 della legge Scelba sull’apologia di fascismo.
I giudici ritengono anche che in “determinate condizioni può configurarsi anche la violazione della legge Mancino”.
La Suprema Corte ha disposto un processo di Appello bis a carico di otto militanti di estrema destra che nel 2016 avevano compiuto il gesto durante una commemorazione a Milano. Anche se i fatti risalgono al 2016 sono comunque attuali dopo la vicenda di Acca Larentia, che vede decine di persone indagate per apologia di fascismo per aver fatto il saluto fascista.
L’articolo 5 della Legge Scelba prevede che “chiunque, partecipando a pubbliche riunioni, compie manifestazioni usuali del disciolto partito fascista ovvero di organizzazioni naziste è punito con la pena della reclusione sino a tre anni e con la multa da duecentomila a cinquecentomila lire”.
Per la Cassazione poi, il saluto romano rientra nel perimetro della legge Mancino quando “realizza un pericolo concreto per l’ordine pubblico“.
Ma cosa cambia da oggi in poi? Il saluto romano è un reato o no? Lo abbiamo chiesto a Massimo Villone, costituzionalista, professore emerito di diritto costituzionale dell’Università Federico II di Napoli.
Professore, cosa cambia dopo la decisione della Cassazione sul saluto romano?
“Tecnicamente non cambia nulla. Nonostante tutta l’attenzione dei giornali, quello che era, rimane. Ci sarà sempre lo spazio per un giudice per dire se c’è stato un pericolo concreto oppure no. Ma certamente c’è la valutazione della tendenza di un Paese in cui cambia l’asse politico e da questo punto di vista c’è una tendenza che non piace. Si allenta l’attenzione”.
Quindi non sappiamo con certezza se il saluto fascista è un reato o no…
“No, infatti. All’occasione potrà essere reato oppure no. Questa sentenza non mette un punto fermo. Al contrario, dimostra che l’incertezza del diritto è al fondo della regola”.
Ha appena dichiarato che si sta allentando l’attenzione al fascismo. Si riferiva alla pronuncia della Suprema Corte?
“No, assolutamente. Non si può pensare che debba essere un giudice ad arginare il fascismo, non è così. È il Paese che sta allentando l’attenzione sul problema. E non si troverà una risposta con una sentenza, ma con la politica. La risposta contro il fascismo vive nel sentire generale della gente”.
È preoccupato?
“Allentare l’attenzione contro il sentire fascista è un segno preoccupante per il Paese ed è un pericolo per la democrazia. Ma come ho detto, non si fronteggia con la sentenza di un giudice”.
Professore, ma il fascismo è un reato, è scritto nella Costituzione. O no?
“La Costituzione non sta solo nei testi scritti e nelle parole stampate, ma nel cuore e nella testa della gente. Nel Paese sta arrivando un’onda diversa”.
Allora come si naviga in questo mare agitato?
“Parlandone e convincendo che il pericolo esiste. È questa la vera ricchezza. La politica è disegno del reale e se la gente non si oppone, l’onda non passa. La politica non fa abbastanza e credo che abbia la vera responsabilità di ciò che accade. Non ha tenuto alte le bandiere, non ha difeso i valori fondamentali e non ci ha creduto. Stamattina su Repubblica, Walter Veltroni ha scritto che la democrazia è sotto assedio. Sono d’accordo con lui, perché i suoi difensori hanno dimenticato il loro mestiere”.