L’economista torna a parlare di quello che sta cercando di fare il Governo e non ne disdegna la strategia a patto che ci sia un traguardo
Il Governo si lancia nelle privatizzazioni e così, dopo aver ceduto una parte di Mps, ora sembra seriamente intenzionato, con tanto di trattattiva in corso, a vendere il 4% della tanto amata Eni. Una mossa che non ha sorpreso anzi, se non era scontata, ad ogni modo era messa in preventivo, soprattutto dopo le parole pronunciate da Meloni. E su questo l’economista Carlo Cottarelli non si mostra sorpreso, anzi e al CorSera spiega la sua posizione a riguardo: “L’obiettivo del governo è arrivare ad incassare circa 20 miliardi di euro in tre anni e quindi è normale che prenda queste iniziative. Il punto è che queste privatizzazioni sono state decise non perché ci sia un piano preciso, ma come un espediente per far quadrare i conti“.
L’economista dell’Osservatorio sui conti pubblici dell’Università cattolica di Milano osserva come questi soldi che possono entrare sono utili, anche se bisogna vedere dove si arriva e qual è l’obiettivo finale, almeno è quello che pensa Cottarelli: “Dove si vuole andare? Nel senso che questi 20 miliardi sono necessari perché altrimenti il debito pubblico dell’Italia sarebbe aumentato e questo non ce lo possiamo permettere. Queste privatizzazioni sono quindi come il coniglio che si tira fuori dal cappello quando non si sa come rispettare gli impegni di bilancio. Poi, per carità, mi auguro che ci riescano“.
Soldi che possono fare comodo, tanto che l’obiettivo di 20 miliardi in tre anni sia realistico, secondo l’economista Cottarelli, ma bisogna anche vedere quanto e se entrano e poi capire quanto e come e anche dove si spende. Ragionamenti che sono frutto di quello che potrà essere la strategia e quello che chiede l’Unione Europea. “Intanto, non è chiaro come il governo voglia realizzare questo risultato. Ci sono molte partite aperte, come quella di Ita che ancora attende il via libera definitivo da Bruxelles. E poi dipende, perché se da una parte si incassa, vendendo quote dell’Eni, e dall’altra ai spende…“, l’osservazione del professore.
E lo stesso Cottarelli spiega il suo riferimento, non tanto a quanto entrerà possibilmente nelle casse dello Stato, ma a quanto si potrà spendere e soprattutto dove: “Per esempio alle tante risorse necessarie per salvare l’Ilva, anche questo un intervento comprensibile che però rischia ancora una volta di non essere risolutivo. E comunque è chiaro che alla fine i conti delle privatizzazioni potrebbero non tornare. Ma ho l’impressione che al governo servisse soprattutto mandare un messaggio rassicurante“.