“Far discutere il Parlamento di una norma che non si sa se l’Albania potrà accettare è una procedura curiosa. Evidentemente la maggioranza confida in un esisto positivo da parte della Corte Costituzionale ma il Parlamento va rispettato”.
In esclusiva a Notizie.com, Paolo Ciani, della presidenza del gruppo Pd-Ido e segretario di Demos, commenta la ratifica di oggi, mercoledì 23 gennaio, del trattato Italia-Albania da parte della Camera.
Mentre l’Italia discute del patto sui migranti, la Corte Costituzionale di Tirana ancora non si è espressa dopo aver sospeso le procedure parlamentari per il via libera all’accordo sottoscritto dalla premier italiana Giorgia Meloni e dal suo omologo di Tirana Edi Rama.
“È una forzatura istituzionale. Far discutere il Parlamento di una norma che non si sa se il partner potrà accettare, è una procedura curiosa. Evidentemente governo e maggioranza confidano in un esito positivo della Corte Costituzionale albanese, ma il Parlamento va rispettato”.
Un provvedimento che ritenete “inutile e pericoloso”. Perché, onorevole Ciani?
“Perché arriva sull’onda di tutti quelli di questo governo in materia migratoria. Lo riteniamo propagandistico, perché presenta l’Albania come se fosse un Paese di transfer dei migranti, quando in realtà non lo è dagli anni Novanta”.
Avete più volte sottolineato la preoccupazione per il mancato rispetto dei diritti dei migranti.
“L’accordo prevede che i migranti siano presi dal centro del Mediterraneo e portati in un Paese terzo con una strana cessione di sovranità territoriale di una parte del territorio albanese, dove l’Italia spenderà un sacco di soldi per l’urbanizzazione, per poi aprire centri in cui temiamo che non si rispettino i diritti dei migranti. E che si possa creare una discriminazione tra chi arriva in Italia e chi viene portato in Albania. Peraltro su questo provvedimento, come detto, pende la decisione della Corte Costituzionale albanese. Per questi motivi riteniamo che non sia corretto”.
L’accordo chiarisce che verranno tutelate le persone vulnerabili.
“Sì, il governo recentemente ha aggiunto che in Albania non saranno portati migranti vulnerabili. Ma noi ci domandiamo: come si fa una divisione in mare aperto? Come faranno le motovedette italiane in mare aperto a selezionare i migranti vulnerabili?”.
In Aula oggi ha dichiarato che in tempi più recenti non c’è stata una grande amicizia nei confronti dell’Albania da parte dell’Italia. Cosa intendeva?
“Nel presentare questo accordo, la destra ha più volte ironizzato sul fatto che era strano che noi lo criticavamo, perché con l’Albania c’è un rapporto di amicizia storico. Io ho ricordato alcuni momenti storici: nel ’15-’18 c’è stata la campagna d’Albania da parte dell’Italia, nel ’39 l’occupazione militare che portò al protettorato. Negli anni Novanta, quando decine di migliaia di albanesi immigrarono, la destra cavalcò per anni e in maniera vergognosa un discorso anti-Albania e anti-albanesi. Quindi appare paradossale che oggi vogliano insegnarci cosa vuol dire simpatia e amicizia col popolo albanese”.
Ha anche fatto accenno a una scorrettezza istituzionale nel percorso del provvedimento.
“Beh, all’inizio il governo ha detto che poteva non passare dall’Aula, perché non era necessario. Non ci è mai stato presentato, sono circolate bozze tradotte dall’albanese. I primi documenti erano privi di firme e cifre. È stato un percorso istituzionalmente scorretto. Anche legare il provvedimento a un memorandum del ’95 – tutt’altra epoca storica, nel momento massimo dell’arrivo dei migranti albanesi – è stato un escamotage che il governo ha provato a usare per saltare la circostanza della Costituzione che prevede la discussione in Aula. Poi li abbiamo obbligati a farlo”.