Federico Mollicone, deputato di FdI e presidente della Commissione Cultura, in esclusiva ai nostri microfoni sul ddl Ferragni che sarà discusso in Cdm.
“Chi fa uso dei social e ha più di 24 milioni di followers è più di un media“. Lo ha detto in esclusiva a Notizie.com il deputato di Fratelli d’Italia e presidente della Commissione Cultura Federico Mollicone, proprio nel giorno in cui il consiglio dei Ministri licenzia il disegno di legge che normerà tra le altre cose, come indicare la beneficenza pubblicizzata dagli influencer. Dopo il caso pandoro gate, il governo Meloni è corso ai ripari.
Onorevole Mollicone, è il giorno del ddl Ferragni, del quale si sta molto discutendo. Una decisione, quella voluta dal governo, che forse spacca un po’ l’Italia, ma è una novità soprattutto in termini di comunicazione e cultura social.
“In realtà vengo dal convegno di Assoinfluencer proprio su questi temi e non abbiamo visto critiche rispetto. Tutti, soprattutto i creatori digitali, chiedono una regolarizzazione, più trasparenza e l’Agcom, come sappiamo, sperimenterà il limite del milione di follower per intervenire. Io credo che quanto deciso dal governo sia una norma di buon senso dopo quello che è accaduto. Ho un approccio garantista, nessuno fa processi sommari, però sicuramente dovrà essere chiarito il ruolo delle campagne commerciali con Balocco, le uova di Pasqua. Ma anche quelle con Sanremo. Ci fu chi disse all’epoca che l’operazione su Instagram non era esattamente trasparente. Quindi non c’è tanto un caso Ferragni, è un provvedimento che vale per tutto l’ecosistema digitale”.
C’è stato però anche un caso politico. Ha ragione il premier quando dice che tutto è stato montato dalla sinistra?
“Il caso c’è tanto che diverse Procure hanno aperto delle indagini. Quindi giusto che, in un contesto informale e non istituzionale, il premier possa esprimere la propria opinione. Dal punto di vista politico, chi fa uso dei social e ha 24 milioni di followers, come nel caso della Ferragni, è più di un media. I portali dei grandi giornali di informazioni o le stesse reti generaliste non arrivano a quei numeri”.
Intervista a cura della nostra inviata Luigia Luciani