Le polemiche, di nuovo, avvolgono il calcio italiano tra critiche esasperate e servizi televisivi: “Abbiamo fatto un passo indietro, 6 anni fa avevo già detto certe cose…”
Polemiche a non finire. Gialli leggeri, contatti non visti e non corretti dal Var, insinuazioni alimentate dalle dichiarazioni di un arbitro misterioso, rilasciate in un servizio realizzato da Le Iene. La Serie A, immancabilmente, viene “arricchita” da tutto ciò che la circonda. A volte avvolta dai suoi complottismi. “Abbiamo rifatto un passo indietro, il calcio ora è più sterilizzato rispetto a prima”, dice Paolo Bertini a Notizie.com. L’ex arbitro internazionale ha spiegato il suo punto di vista.
Paolo Bertini, il Var doveva cancellare le polemiche. Non c’è riuscito…
“Anzi, mi sembra che siamo tornati all’epoca pre-Var in termini di polemiche. Se doveva funzionare per smontare certe ‘chiacchiere’, allora abbiamo rifatto un passo indietro. Dicevo questo già 6 anni fa, quando era stato introdotto. Ero abbastanza scettico nell’utilizzo di questo strumento”.
Non credeva al Var nemmeno all’inizio?
“Non tanto per il suo contributo nell’evitare gli episodi macroscopici, quanto per il suo utilizzo. All’epoca non si è capito bene il punto di caduta, che ora invece sta venendo fiori. Il calcio ora è più sterilizzato rispetto a prima, non è più uno sport di contatto, gli episodi rallentati fanno perdere l’intensità del gioco. E poi c’è un problema legato all’attuale classe arbitrale…”.
“Il Var porta gli arbitri a demandare le responsabilità”
Gli arbitri non sono all’altezza?
“Se un arbitro sa di avere uno strumento del genere a disposizione, poi ci si appoggia e a volte lo fa in modo eccessivo. Si demandano al Var delle decisioni che invece andrebbero prese dal campo, perché più vissute nel vero senso calcistico. Succede così in ogni settore: se una persona può demandare le proprie responsabilità, spesso finisce per farlo. E cala il livello dell’arbitraggio. Nei primi 2-3 anni di Var c’è stato un ricorso esagerato allo strumento, ora è difficile tornare indietro. Soprattutto per la Serie A, perché in Inghilterra o nelle competizioni europee non viene mica utilizzato in questo modo”.
Non dovrebbe cambiare anche la mentalità di chi segue il calcio?
“È la premessa che ho fatto, il Var doveva evitare la polemica sugli errori mastodontici e che non potevano essere digeriti. Ma qui vedo tantissime polemiche, sempre e comunque: non vorrei che certi meccanismi perversi spingano tanto sulle polemiche arbitrali per raggiungere altre finalità, visto che siamo in periodo di elezioni… Non può esserci un caso, o spesso un casino, per un semplice cartellino giallo o episodi simili”.
Ha visto il servizio de Le Iene con le “rivelazioni” dell’arbitro misterioso?
“Non so se sia un arbitro davvero, uno di livello oppure uno che vuole diventarlo. Dico una cosa: in un contesto competitivo, e quello degli arbitri lo è, non è difficile trovare uno scontento. Poi, più che altro, bisogna vedere quanto spazio e peso si dà a certi argomenti”.
Anche ai tuoi tempi qualcuno pensava ci fossero ingiustizie interne al mondo arbitrale?
“Ripeto, in tutti i contesti competitivi si hanno dei punti di vista e delle opinioni. Ma non sempre, quando si è dentro l’ingranaggio, i propri pensieri sono oggettivi… Quello che mi sorprende è la veemenza con cui le cose vengono trattate e riprese. È un meccanismo poco tranquillizzante per il calcio, su questo non c’è dubbio”.