“Sicuramente il vuoto normativo c’era e andava colmato. Ma era facilmente intuibile che non si può dire che un pandoro è benefico se non lo è”.
In esclusiva a Notizie.com, Riccardo Pirrone, social media manager di Taffo e presidente dell’Associazione Nazionale Social Media Manager, commenta il Ddl beneficenza, ribattezzato Ddl Ferragni, che è stato approvato dal Consiglio dei ministri e che ora è pronto a passare per il Parlamento.
Pirrone ieri ha partecipato a una riunione in Senato con la vicepresidente Mariolina Castellone per comunicare i risultati raggiunti nell’anno e mezzo di attività dell’associazione e discutere dell’inserimento della professione del social media manager nel Contratto collettivo nazionale.
A latere del tavolo è stato affrontato anche il ddl Ferragni e Pirrone, uno dei massimi esperti dei social media in Italia, è categorico sulla vicenda dell’imprenditrice digitale indagata per truffa: “A prescindere dal vuoto normativo che c’era, non si possono dichiarare cose non vere. L’Antitrust infatti, l’ha multata perché il consumatore sarebbe stato truffato”.
“I social media manager lavorano con creator e influencer, pubblicano i loro post, quindi devono conoscere tutta la legislazione anche su questi argomenti”, spiega Pirrone.
Il Parlamento ha 60 giorni per approvare e modificare il ddl Ferragni e nell’ambito dell’iter sentirà il parere di esperti e associazioni del settore. “Per ora sono previste multe per chi non comunica quali sono i proventi del prodotto venduto agli enti benefici, pena una multa. E se reiterato, l’impossibilità di sponsorizzare nuovamente prodotti sulle piattaforme”.
Era necessaria una legge sulla beneficenza sui social?
“Alla luce di quanto emerso, sicuramente sì. Poteva essere fatta meglio invece che con un ddl, che è una legge veloce e non include cose che vanno studiare insieme con chi lavora tutti i giorni sui social, come i social media manager, che sono gli unici che svolgono la professione, i più competenti. Gli influencer fanno un altro mestiere. Io ho anche un’agenzia di talent management, lavoro con loro, non sono contrario a quello che fanno, ma hanno altre competenze. Devono essere regolamentati. È chiaro che di base vige la regola che quello che succede online è come se succedesse nella realtà. Ci sono le stesse regole e dovremmo capire che alcune esistevano già. L’Antitrust ha già fatto multe in tal senso”.
Il caso Ferragni ha accelerato il processo normativo?
“La questione Ferragni è stata amplificata perché lei è famosa. Ma l’Antitrust solo nel 2021 e a metà 2022 ha fatto multe per 1,4 miliardi. Quello di Chiara Ferragni non è un caso isolato, per questo andava fatta una regolamentazione”.
Cosa proporrebbe per migliorare il Ddl?
“Non ho ancora letto il testo definitivo, ma Bisognerà capire quali influencer include in termini di entità: se grandi, piccoli, se riguarda tutti. Riguarda sicuramente anche le aziende, è un ddl che tocca tutta la beneficenza, non solo gli influencer. Non ho ancora letto il testo definitivo”.
Nelle scorse settimane l’Agcom ha stabilito regole sulla trasparenza e la pubblicità dei messaggi sui social. Cosa ne pensa?
“La decisione dell’Agcom riguarda gli influencer da 1 milione di follower in poi e il 2% di engagement. Ma manca di alcune specifiche: il dato dell’engagement è variabile, può scendere e salire. Inoltre, anche un influencer che non raggiunge 1 milione di follower può avere un engagement al 13%. La forma è un po’ sbagliata, ma il ddl riguarda un’altra cosa”.
Appunto. Quale regola dovrebbe essere generale sulla beneficenza social?
“La regola generale che gli influencer già rispettano e devono rispettare è palesare quando c’è una collaborazione o stanno pubblicizzando un prodotto. Se integrano campagne benefiche devono specificare la quantità di introito che va all’ente benefico ed entro quanto. E quanti pezzi sono a disposizione per l’iniziativa. Nel caso della bambola Trudi ad esempio, sembrerebbe che alcuni giocattoli erano per la beneficenza e altri no. Quindi va specificata la numerosità dei pezzi in vendita che contribuiranno alla donazione. Ed è importante specificare se l’introito è in percentuale sul totale o su ogni singolo prodotto, escluse le spese di produzione e vendita”.