Claudia Diaconale (Gruppo Idee) in esclusiva ai nostri microfoni sulla vicenda-Salis: “Serve ragionare su tutti i connazionali reclusi all’estero”
In questi giorni tiene banco il caso legato a Ilaria Salis, l’insegnante che lo scorso febbraio a Budapest ha partecipato a una manifestazione antifascista contro il raduno dei militanti neonazisti per il Giorno dell’Onore. Qualche ora dopo il corteo è stata fermata in taxi con altri due militanti antifascisti tedeschi, uno dei due aveva un manganello retrattile in tasca. L’accusa per la maestra milanese è di aver partecipato agli scontri durante il corteo e di aver aggredito due manifestanti. Tuttavia ora il focus si è spostato sull’udienza di lunedì 29 gennaio, occasione in cui ha fatto discutere il fatto che la docente sia entrata in aula ammanettata mani e piedi.
“In linea di principio vale per lei quello che vale per tutte le persone detenute, tanto più in attesa di giudizio – commenta in esclusiva a Notizie.com Claudia Diaconale, dell’Asscociazione Gruppo Idee, che da anni si batte per una miglior tutela dei detenuti -. Esistono delle direttive comunitarie volte a garantire i diritti, anche di una tipologia di trattamento, e quelli vanno assolutamente rispettati ed è giusto che ci sia un’attenzione mediatica a tutela dei diritti, appunto, di tutti“.
“L’altro ieri il Ministro degli esteri Tajani ha sottolineato che attualmente ci sono 2.455 connazionali detenuti all’estero – prosegue – e se il caso di Ilaria servirà ad aprire uno spazio di ragionamento per tutti, allora questa risonanza avrà raggiunto il suo obiettivo. La speranza è che questo caso non venga strumentalizzato per fini politici perché sarebbe la mortificazione della nostra civiltà giuridica, a cui tutti a prescindere dovremmo credere“.
“Le immagini di una persona, a prescindere dal reato, svilita in quella maniera denotano che lo Stato si sta ponendo al pari di chi dovrebbe condannare e questo non è possibile – conclude -. E’ sconcertante il silenzio però sugli oltre 2mila connazionali detenuti all’estero, che evidentemente hanno un tipo di appeal diverso, ma a livello giuridico e di diritto non dovrebbe essere così“.