Nel corso di una intervista che ha rilasciato al ‘Corriere della Sera’ è intervenuto l’attuale ministro della Giustizia, Carlo Nordio
Uno degli argomenti che sta interessando, in particolar modo, il nostro Paese nell’ultimo periodo non può che essere quello relativo al caso di Ilaria Salis. Ovvero la donna che si trova nel carcere di Budapest, da quasi un anno, con l’accusa di aver aggredito due esponenti di estrema destra durante una manifestazione. Suo padre, Roberto Salis, continua a chiedere aiuto al governo italiano affinché possa fare qualcosa nel riportarla in Italia. Magari facendole scontare la pena nel nostro Paese con i domiciliari.
In merito a questo argomento ha voluto esprimere il proprio pensiero anche Carlo Nordio. L’attuale ministro della Giustizia ne ha parlato al ‘Corriere della Sera‘. Nel corso della stessa ha precisato che il governo, guidato da Giorgia Meloni, ha fatto tutto il possibile su questa vicenda, ma senza ottenere alcun tipo di risultato positivo. Anzi, avrebbe fatto anche di più lo Stato. Ha precisato di aver incontrato non una, ma ben due volte il padre. Dopo il loro incontro non ha perso tempo e si è messo subito al lavoro per cercare di trovare una soluzione.
Caso Ilaria Salis, Nordio: “Mi auguro possa ritornare in Italia quanto prima”
Successivamente ha precisato che l’intervento, da parte dello Stato, ha un limite a dir poco invalicabile. Vale a dire quello della sovranità della giurisdizione straniera. Un altro caso che ha fatto decisamente discutere è stato quello della sua mancata firma per la garanzia che con la detenzione domiciliare in Italia sarebbe stata in sicurezza.
In merito a ciò il guardasigilli ha voluto fare qualche precisazione a riguardo: “L’idea che un ministro italiano possa suggerire a un giudice, italiano o straniero, come comportarsi, sarebbe vista, giustamente, come un sacrilegio“.
In conclusione il ministro della Giustizia ha fatto sapere: “Non so per quale motivo non sia stata presentata subito la richiesta. Era l’unico mezzo per poter poi chiedere i domiciliari in Italia. Per gli accordi europei occorre il doppio passaggio. Ora l’unica cosa che possiamo e stiamo facendo, è assicurarci che vengano rispettate le regole umanitarie ed europee sulla detenzione. Mi auguro, umanamente, che ritorni in patria quanto prima. Ma la giurisdizione di un Paese è sovrana“.