Il Sindaco di Terni e segretario di Alternativa Popolare ritorna sulle sue dimissioni e sulle motivazione che l’hanno spinto a presentarle
Resta, non resta, ma forse resta. Alla fine Stefano Bandecchi, dopo il rumore e le polemiche che ha suscitato con le sue dimissioni da Sindaco, potrebbe comunque restare alla guida del Comune di Terni e portare avanti la sua politica e soprattutto la sua candidatura al Parlamento Europeo. Lui assicura di aver “protocollato le dimissioni“, anche se non esclude di “ritirarle“. La sua non era una mossa tanto per fare spettacolo politico, si era stancato di continue discussioni interne che bloccavano i lavori per la città e, siccome è uno che agisce d’istinto, si è alzato e ha detto: mi avete rotto, me ne vado. E così è stato, lasciando di stucco e a bocca aperta i suoi assessori e colleghi di partito. Da quando è a Terni, la città è capovolta e in continuo fermento di lavori e cantieri, Bandecchi vuole fare e mantenere le promesse, ma quando vede che ci sono discussioni continue su come si devono fare le cose e tutto si blocca non ci sta. E così all’ennesima stortura ha detto basta. E’ fatto così perché per lui la politica è “mettersi al servizio delle gente” perché la politica è solo quella “del fare, di realizzare e mantenere le promesse“. Costi quel che costi.
Come spesso gli capita è un fiume in piena, Stefano Bandecchi e, di solito, quello che promette mantiene. A tanti dà l’impressione di essere uno che provoca e basta, ma in realtà è un imprenditore dai sani principi, uno che guada avanti e non si ferma, tanto che alle prossime elezioni europee punta diritto al “al 4% in Europa, visto che da lì subiamo la demenza dei nostri eletti. E poi divento presidente del Consiglio“. Provoca e fa l’esempio del Duce, osservando “se all’Italia ne serve uno ogni cinque anni, io sono pronto a diventarlo”. E aggiunge anche: “Solo io posso”. Il suo è un esempio, anche perché, non sembra da come parla e a volte i toni che usa, ma è un convinto anzi convintissimo anti-fascista e del Duce non ha una grande opinione. Tutt’altro. E’ di Livorno, papà operaio e mamma massaia, è vecchio stampo ed è un centrista convinto, soprattutto delle libertà personali. Potrebbe rientrare da Sindaco di Terni e continuare a prescindere la sua corsa verso l’Europa, ma anche alla conquista dei comuni di Perugia e Foligno, ma anche della Regione Umbria, a patto che i “miei colleghi del partito locale si rimettano in sella. O cambiano o tutti a casa”. Il suo è stato “uno scossone”.
Bandecchi vuole fare una una politica sana. E lui quando dice che l’Italia è stata venduta a partner cinesi o russi, lo pensa davvero. La sua è un’intervista a Radio Roma Sound ripresa da Repubblica, Corriere della Sera e altri giornali come Il Giorno, Il Resto del Carlino perché adesso non sarà più come prima, non risponderà a tutti come faceva prima. Non vuole essere usato, ma vorrebbe cercare di portare avanti i suoi discorsi politici perché ci crede veramente.
E’ orgoglioso e sa pesare le parole, anche perché si è stancato di essere frainteso e di non essere capito. E quando gli ricordano le frasi sessiste e della possibilità di scusarsi, lui Bandecchi senza mezzi termini assicura: “Ma di che mi devo pentire, io ho detto che anche l’uomo peggiore, davanti al no di una donna, deve andare a f…ulo, perché la donna non è proprietà di un uomo. Se un uomo è sano di mente non ammazza le donne“. E sui suoi guai giudiziari sottolinea che è dal 2009 che gli vengono dietro vigili, pompieri, Finanza e tanti altri, ma mai nessuno ha trovato nulla, in quasi quindici anni. E qualcosa, anche questo vorrà dire. O no?