“Se ho parlato con Bossetti? Certo, ci siamo sentiti questa mattina al telefono. Cosa può pensare un uomo che da sempre chiede di riesaminare il dna e non può farlo? È in uno stato di grande disperazione”.
Sono parole perentorie quelle di Claudio Salvagni, uno dei legali di Massimo Bossetti, il muratore di Mapello condannato all’ergastolo per l’omicidio della ginnasta tredicenne Yara Gambirasio, avvenuto a Brembate Sopra nel 2010.
La Corte di Cassazione ha stabilito che la difesa potrà solo visionare e non esaminare i reperti del dna che hanno portato alla condanna all’ergastolo dell’uomo.
Gli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini avevano presentato un ricorso straordinario per poter analizzare i leggins, gli slip, la felpa, le scarpe e il giubbotto di Yara, sui quali venne isolato il dna dell’Ignoto 1, poi attribuito al muratore. La cosiddetta “prova regina” quindi, che è sempre stata al centro dell’iter processuale e che anche nel processo di terzo grado è stata attribuita a Massimo Bossetti.
“La questione è complessa”, ci spiega Salvagni, che nell’ultimo ricorso ha evidenziato che nella sentenza depositata a luglio del 2023, la Cassazione “ci autorizzava ad analizzare i reperti” in modo “irrevocabile, ma il contenuto era sbagliato. Faceva riferimento al provvedimento del 27 novembre 2019″ emesso dal Tribunale di Bergamo, ma inserendo una nota di qualche giorno dopo, il 2 dicembre, in cui si autorizzava solo la ricognizione dei reperti e che era indirizzata all’Ufficio corpo di reati e non alla difesa.
Un cambio di passo che ha portato gli avvocati di Bossetti a fare un ricorso straordinario alla Suprema Corte che, spiega Salvagni in esclusiva a Notizie.com, “non ha rigettato la possibilità che esaminassimo i reperti, ma ha rifiutato il ricorso per far correggere alla Cassazione l’errore commesso nella sentenza precedente”.
E aggiunge: “Sulla colpevolezza di Bossetti l’opinione pubblica si è divisa perché è una situazione complessa. Oggi abbiamo la certezza che noi quei reperti non possiamo guardarli perché sono un segreto che non si può scalfire. Se fossero convinti che quel dna appartenga davvero a Massimo Bossetti, non avrebbero alcun timore a farli esaminare. Nessuno si indigna di fronte a questo, è possibile? Va tutto bene così?”.
Avvocato Salvagni, cosa ne pensa?
“Il problema sta nel fatto che non si vuole assolutamente che quei reperti siano analizzati da Bossetti. Per cui, oltre ad avergli negato il diritto di difendersi durante tutto il processo di merito – stiamo parlando di dieci anni – anche ora non è stato autorizzato a esaminarli. Quando finalmente un giudice ci aveva dato l’ok, è scattato il panico, come a voler fermare la difesa, tra ricorsi e rimandi a Bergamo fino a ieri, quando la Cassazione ha deciso che possiamo solo guardarli. A che serve guardarli se non possiamo analizzarli?”.
Cosa farete adesso?
“Per prima cosa aspettiamo le motivazioni. Vogliamo capire il perché di questa decisione. Poi andremo avanti. Non escludiamo di rivolgerci alla Corte europea o di fare altre istanze. Non escludiamo nulla. In un modo o nell’altro dobbiamo riuscire ad esaminare quei reperti, perché sono quelli che hanno condannato Bossetti e contengono la risposta”.
Cosa ne pensa Bossetti, l’ha sentito?
“Certo, gli ho parlato questa mattina al telefono. Cosa può pensare un uomo che da sempre chiede questa cosa e non può farla? È in uno stato di grande disperazione”.