“Putin deve stare attento: con la violenza senza limiti dimostrata in Ucraina e nel caso Navalny, può diventare vittima della sua stessa ambizione come tutti i dittatori”.
A parlare ai nostri microfoni è Luca Verzichelli, docente di Scienze politiche all’Università di Siena e presidente della Società italiana scienze politiche. Mentre tutto il mondo considera la morte di Alexei Navalny un omicidio politico, il Cremlino si difende attraverso il portavoce Dmitri Peskov, che definisce “accuse assolutamente infondate e rozze contro il capo dello Stato russo”, quelle di Yulia Navalnaya, moglie dell’oppositore di Vladimir Putin.
Il corpo di Navalny è ancora in mano alle autorità russe, mentre la madre lancia un appello direttamente a Putin, chiedendo di poter seppellire “umanamente” il figlio. Il Cremlino questa mattina ha fatto sapere che il cadavere non sarà consegnato alla famiglia prima di 14 giorni.
La Russia intanto ha inserito nella lista dei ricercati Oleg Navalny, fratello di Alexei, mentre la moglie Yulia sta chiedendo a gran voce giustizia per suo marito. Molti oppositori di Putin la considerano già la loro prossima leader.
Professor Verzichelli, la morte di Navalny ha scosso l’opinione pubblica mondiale per la sua gravità.
“Quello che è accaduto sorprende fino a un certo punto. Tutto ciò che riguarda la gestione dell’ordine interno in un regime sempre più nitidamente autoritario, è assolutamente incentrata sull’annientamento dell’avversario, arrivando addirittura all’uso imprevedibile della violenza. Non ho gli strumenti per comparare gli episodi del passato, ma tutto lascia pensare a un’escalation. Questo uso della forza è ormai sostanzialmente accettato anche da buona parte dell’opinione pubblica, sempre che esista in Russia. È obiettivamente inquietante la natura della detenzione, il tipo di accuse, l’avvelenamento di pochi anni fa: una sostanziale mancanza di limite all’uso della violenza. Ciò lascia pensare che anche in futuro, chiunque voglia prendere la guida dell’opposizione, come ha fatto coraggiosamente la vedova di Navalny, dovrà fare i conti con il pericolo di vita”.
Ha detto che in Russia non esiste l’opinione pubblica. Esiste però, una rete di oppositori a Putin che sono in carcere o in esilio. Potrebbe essere un passo in avanti per porre fine alla dittatura di Putin?
“Questa è l’altra questione: la capacità di essere uniti proprio di fronte al tema della legalità e del pluralismo. L’isolamento di Putin sul piano internazionale potrebbe anche favorire un’adesione alle istanze anti-putiniane in Russia in maniera meno dispersa. Ma è presto per capirlo, anche se Yulia (la moglie di Navalny ndr.) ha favorito una reazione sul piano internazionale. Il partito pacifista, che è stato messo a margini – e che dovrebbe scendere nuovamente in piazza ai primi di marzo, se glielo permetteranno – non aveva rapporti con l’opposizione frontale di Navalny, altri movimenti fuori legge e qualche coraggioso giornalista. Questa potrebbe essere l’occasione per compattarla, ma è un processo lento che ha a che vedere con la capacità dei singoli di mettere in campo il coraggio. Ci sono poi i partiti che sono sempre stati divisi dalla fine di Yeltsin, favorendo la progressione del consenso della mentalità ultra-nazionalista che ha accontentato la destra e la borghesia russa, spina dorsale del putinismo”.
Veniamo all’Italia. Ieri alla manifestazione in Campidoglio organizzata da Carlo Calenda, c’erano tutti i partiti. Anche la Lega ha partecipato, ma prima ha avuto un momento di riflessione. Perché?
“Perché a volte si parla senza pensare. Lo facciamo tutti e anche i politici, scordandosi che chi riveste una posizione pubblica avrebbe anche compiti e obbligo di decoro costituzionale”.
Si riferisce a Crippa?
“Dopo l’espressione di Crippa, immediatamente dopo la morte di Navalny, era un po’ difficile per chiunque. Sono addirittura solidale con il segretario della Lega Matteo Salvini, che è riuscito comunque ad aderire alla manifestazione, evitando una figura ancor peggiore, nonostante le espressioni dietrologiche, benaltriste e anche un po’ complottiste che a volte escono dai post dei suoi colleghi. In passato il maestro di questo genere di post era stato proprio Salvini, quindi non stupisce che siano gli onorevoli della Lega a fare questo genere di comunicazione politica”.
Durante la manifestazione, Romeo e la Lega hanno ricevuto dei fischi.
“Alla fine Salvini ha portato la Lega in piazza, anche andando incontro, inevitabilmente, a qualche fischio. Questo deve essere comunque connotato come un elemento positivo. Credo che quando si parla di pace e diritti umani, la polemica partigiana debba essere lasciata da parte prima di organizzare le manifestazioni, e anche durante. Va bene chiarire che la posizione degli altri partiti rispetto alla Lega e ad altri partiti del centrodestra è sempre stata diversa, ma al tempo stesso è bene anche non fischiare e riprendere quelli che lo fanno, com’è stato fatto in piazza. Sono contento di com’è andata la manifestazione”.
Facciamo un passo in avanti: le elezioni in Russia. Putin vincerà?
“Gli esperti di politica russa che hanno in mano i dati sull’opinione pubblica fatiscente, ci dicono che Putin non rischia. Il consenso al regime è ancora abbastanza largo, come l’ideologia russa e la paura di chi non andrà a votare o voterà sotto la pressione della violenza e della vendetta del regime. Tutto ciò dovrebbe garantire la conferma di Putin. Dall’altro lato, gli esperti della guerra in Ucraina, credono che la partita per Putin sia relativamente facile in questo momento: può dire che l’operazione speciale sta ottenendo buoni risultati a causa dei ritardi dell’approvvigionamento di armi e munizioni nei confronti dell’Ucraina”.
La comunità internazionale cosa può fare?
“Se l’opinione pubblica non esiste in Russia, ce n’è una internazionale che è comunque molto mobilitata. L’aggressione all’Ucraina ormai da due anni è un vero e proprio atto unilaterale di violenza anche sui civili ed è sconsiderata dal punto di vista dei diritti umani. Se l’opinione pubblica internazionale facesse breccia su quella russa, anche in un solo mese si potrebbe avere un arretramento importante, se non decisivo, del consenso a Putin. In sintesi: Putin parte con un grande vantaggio, ma deve stare attento. Con la violenza senza limiti in Ucraina e nel caso Navalny, può diventare vittima della sua stessa ambizione, come tutti i dittatori”.