Lorenzo Riggi di Geopolitica.info in esclusiva ai nostri microfoni: “Putin potrebbe parlare nella giornata di domani. Cosa aspettarci nei prossimi mesi”.
Sabato 24 febbraio sono due anni dallo scoppio della guerra in Ucraina. La nostra redazione ha contattato Lorenzo Riggi, responsabile desk Russia del Centro Studi Geopolitica.info , per fare un punto della situazione e anche capire i possibili scenari futuri.
Lorenzo Riggi, sabato sono due anni di guerra in Ucraina. A che punto siamo?
“Continua una pressione russa nei pressi del Donbass e la sua liberazione sembra essere l’unico obiettivo raggiungibile. Sul fronte opposto abbiamo visto come la controffensiva non ha dato i risultati sperati. Pensare che riconquistare i territori persi nel 2014 e in questa guerra è praticamente impossibile“.
Zelensky nei giorni scorsi ha parlato di una Ucraina in difficoltà.
“Diciamo che negli ultimi mesi c’è stato un riconoscimento delle difficoltà militari da parte dei vertici di Kiev. E’ una situazione estremamente complessa“.
Cosa dobbiamo aspettarci per i prossimi mesi?
“Qualora i russi dovrebbero incrementare le pressione nel Donbass, gli ucraini potrebbero continuare a perdere terreno. Non crollare del tutto, ma lasciare spazio a Mosca. Di certo si procederà comunque a ritmo lento“.
Putin potrebbe parlare nel giorno del secondo anniversario?
“Essenzialmente potrebbe fare un discorso di ricordo dei caduti. Ma è probabile che prenda la parola domani e non sabato visto che è il giorno dei difensori della patria. Ma non escludo che lo faccia in entrambi i giorni“.
La morte di Navalny potrebbe portare l’Occidente ad offrire nuovamente un aiuto importante all’Ucraina?
“Credo di no. La figura di Navalny non era mobilitante per le leadership occidentali. L’attivista era un simbolo dell’opposizione russa, ma non rappresenta un motivo scatenante di una reazione forte. Non penso che la situazione possa cambiare significativamente. Per quanto riguarda gli aiuti, alcuni Paesi europei si stanno organizzando per acquistare armi da dare all’Ucraina tramite una cordata di finanziatori“.