“Quello che è successo a Navalny è quello che succedere da tempo ad Assange. Non è che io voglia fare dei paragoni tristissimi, perché quello che vale per l’uno vale per l’altro”.
È una voce controcorrente quella del giornalista Gianluca Savoini, che in un’intervista a La Stampa spiega di non aver nulla contro la Russia di Putin. Il suo nome è legato al caso Metropol, quando fu accusato di aver partecipato a una compravendita di petrolio in un hotel di Mosca, con l’obiettivo di far arrivare alla Lega una plusvalenza di 60 milioni.
Dopo quattro anni di indagini la Procura di Milano ha chiesto l’archiviazione per tutti i coinvolti e ora quella storia Savoini l’ha raccontata nel libero Da Pontida a Metropol – La lunga guerra dei poteri forti internazionali contro la Lega, edito dalla Signs Books di Marco Carucci, compagno di liceo di Salvini e in passato dirigente di Forza Nuova.
Savoini è stato anche portavoce del leader della Lega, che sulle colonne de La Stampa ha deciso di difendere a gran voce per le parole sulla morte di Navalny. Ricordiamolo, Matteo Salvini ha dichiarato che sulla morte dell’oppositore russo dovrà far luce la magistratura: “Basta che Matteo Salvini dica una cosa ragionevole, cioè di aspettare le indagini per capire se Navalny è morto di infarto, di gelo, oppure torturato – che subito viene messo in croce. Perché questa strumentalizzazione? Perché basta che il signor Biden, il capo del mondo, decida che è stato Putin a farlo uccidere, e tutti devono omologarsi. Però lui poi vuole fare la stessa cosa con Julian Assange”.
Parole forti quelle dell’ex giornalista de La Padania, che non ha cambiato la sua posizione nei confronti della Russia, anche se non vede Putin dal 2019, in occasione della sua ultima visita in Italia.
Sulla vicenda Navalny, le parole di Salvini hanno creato divisione nella maggioranza di governo. Il governo segue comunque la linea internazionale, indipendentemente dalle parole del leader della Lega: “Chiunque non segue i dettami del pensiero unico sulla politica internazionale viene attaccato a prescindere. La Lega può aver fatto bene ad andare. È morta una persona. E quando muore una persona non si può scherzare. Comunque la Lega fa parte del governo, è normale che sia andata in piazza”, aggiunge Savoini a La Stampa. “Però, un conto sono un governo e un sistema politico schierati, un’altra il Paese reale che ha opinioni anche diverse”.