Investì ed uccise due ragazzine, arriva un’altra accusa nei confronti del conducente: gli ultimi aggiornamenti
Sono passati più di tre anni da quella terribile tragedia che ha scosso non solamente la città di Roma, ma un Paese intero. Era il 22 dicembre del 2019 quando in Corso Francia un’auto a folle velocità investì due ragazzine. Un impatto terrificante quello che ha visto come vittime Gaia von Freymann e Camilla Romagnoli, sbalzate per aria come se nulla fosse. Le due (entrambe 16enni) hanno effettuato un volo di alcuni metri mentre attraversavano la strada. Purtroppo non c’è stato nulla da fare visto che sono decedute sul colpo.
Alla guida della vettura si scopre che c’era Pietro Genovese (figlio del regista Paolo). Nel corso delle indagini il giovane viene condannato, in via definitiva, a cinque anni e quattro mesi per la morte delle due ragazze. Fino a quando il 16 gennaio del 2021 i carabinieri suonano al citofono di Genovese. Nessuno risponde. I militari insistono, ma né al citofono e né alla porta rispondono. Pare che nell’abitazione non sembra esserci nessuno. Molto strano visto che all’interno doveva esserci proprio Pietro visto che stava scontando i domiciliari.
Sì, si trattava di un vero e proprio reato a quel punto. Domiciliari che gli erano stati imposti a partire dal 26 dicembre del 2019. Proprio per via di quella assenza il giudice aveva deciso di rinviare a giudizio Genovese. Per quell’avvenimento è stato rinviato a giudizio. Il 20 marzo, per decisione del Tribunale di Roma, andrà a processo. Nella giornata di ieri, mercoledì 21 febbraio, il ragazzo si è presentato in aula (in quel di Piazzale Clodio) insieme al suo legale, Gianluca Tognozzi.
L’avvocato non ci pensa su due volte e decide di respingere tutte le accuse piovute addosso al suo assistito. Motivo? Ci sarebbero delle incongruenze in merito a questa vicenda della sua assenza a casa. Per la difesa, infatti, pare che i militari non avrebbero aspettato una risposta per un quarto d’ora, ma solamente per meno di tre minuti (per la precisione 160 secondi). Non solo: non avrebbero provato nemmeno a rintracciarlo telefonicamente.
Nelle immagini della videocamera di sorveglianza (quella che punta allo stabile) non sarebbe mai stato inquadrato Genovese che usciva dal palazzo. La Procura, però, non ne vuole sapere ed ha deciso per il rinvio a giudizio. Il giudice ha accettato la richiesta. La madre di una delle due vittime (Gaia), Gabriella Saracino, attende ancora risposte dai giudici in merito a questa doppia evasione del ragazzo che ha ucciso le due amiche. Commentando la vicenda con un po’ di ironia: “Il povero ragazzo vive a Londra così nessuno può riconoscerlo e chiamarlo ‘assassino’“.
L’avvocato di Genovese, invece, difende il suo assistito in questo modo: “Pietro è dunque uscito di casa? Qualcuno lo ha trovato a comprare le sigarette o al bar? O semplicemente non ha sentito il citofono perché dormiva?“.