Nel corso di una intervista che ha rilasciato al quotidiano “La Stampa” è intervenuto l’ideologo dell’Ulivo, Arturo Parisi
Molti anni fa, nel mondo della politica italiana, l’Ulivo faceva la sua bella figura. Soprattutto per quanto riguardava le coalizioni: nella maggior parte dei casi trionfavano sempre. Uno degli ideatori non poteva che essere Arturo Parisi. A pochi giorni dalle elezioni che si terranno in Sardegna ha voluto esprimere il proprio pensiero. Lo ha fatto nel corso di una intervista rilasciata a ‘La Stampa‘. Al noto quotidiano, però, ha voluto guardare oltre: ovvero al dopo elezioni.
C’è molta curiosità, ovviamente, nel capire cosa ne uscirà fuori dalle elezioni nell’isola. Non poteva non mancare il riferimento al Partito Democratico ed al Movimento 5 Stelle. Quella tra i due partiti, lo stesso Parisi, la vede come una semplice alleanza elettorale e nulla più. Segno del fatto che è decisamente complicato renderla stabile e trasformarla in una coalizione politica. Anche perché, quello che manca a loro, sarebbe proprio un progetto politico. Senza di questo, infatti, per l’ideologo “uliviano” non può esserci alcun tipo di coalizione.
Per quanto riguarda il partito che vede come leader l’ex presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, pare che stiano sposando sempre di più una linea “nazional-populista“. Ovvero un partito che si trova in competizione sia con la destra che con le idee della segretaria del Pd, Elly Schlein. “Alleanze solamente elettorali e quando conviene“. Successivamente rivela anche il segreto per poter riconquistare la fiducia degli elettori: non bisogna fare altro che ripartire dalle primarie che indichino chi deve guidare l’esecutivo.
Alla vigilia delle elezioni sarde, soprattutto nella sua Sassari, Parisi ha ribadito il proprio pensiero: “Se si pensa solamente alle divisioni nelle quali entrambi i campi arrivano al voto, già il fatto che si sussurri che la partita è aperta è un miracolo per tutti e due. Ma il miracolo maggiore è che il centrodestra riesca a far dimenticare agli elettori questi cinque anni di governo, e ancor più i suoi partiti riescano a dimenticare gli ultimi mesi che sulla guida sul campo li hanno visti divisi fino alla vigilia del voto”.