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Multe a studenti violenti, Rusconi a Notizie.com: “Ok a misure, ma devono essere applicabili”

Published by
Giovanna Sorrentino

Studenti e genitori che aggrediscono un insegnante rischiano una multa che va da 500 a 10mila euro. 

È la misura prevista nell’emendamento del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, depositato al Senato in Commissione Cultura al ddl sulla valutazione del comportamento degli studenti.

Ma non è l’unica proposta che arriva dal Ministero. L’altra, che sta facendo particolarmente discutere, è l’eventualità di istituire classi di transizione per studenti stranieri, per permetter loro di imparare l’italiano.

L’idea ha scatenato l’ira del Pd, che ha definito la proposta “ideologica”, ma anche degli studenti. “Spiace vedere le mie parole così gravemente e strumentalmente fraintese dall’Unione degli Studenti – ha dichiarato il ministro Valditara – perché il mio progetto, al contrario di quanto sostenuto, va esattamente nella direzione di una piena integrazione che salvaguardi tempi e qualità di apprendimento di tutti gli studenti, senza nessuna ghettizzazione”. 

Ne abbiamo parlato con Mario Rusconi, presidente Anp Lazio.

Multe a studenti violenti, Rusconi a Notizie.com: “Ok a misure, ma devono essere applicabili” (Ansa Foto) – notizie.com

Preside, come valuta la proposta di classi di transizione per gli studenti stranieri?
Bisognerà leggere bene il provvedimento. Per quanto riguarda gli studenti stranieri, bisogna distinguere tra quelli che non hanno la cittadinanza italiana ma già vivono in Italia da tempo e hanno competenze linguistiche. Per loro il problema non si pone. È diverso invece, il caso di bambini e ragazzi che vengono nel nostro Paese e non conoscono l’italiano. Nel loro caso, è importante che ci siano momenti particolari in cui possano apprenderlo con insegnanti di italiano lingua 2. Pensare che possano stare immediatamente per tutto il tempo scolastico in una classe dove gli insegnanti e i compagni parlano italiano senza avere questa competenza linguistica, crea loro molte difficoltà”.

Ma è giusto separarli?
Non credo che si parli di classi completamente separate. Dovranno esserci diversi momenti consistenti in cui cominciano a imparare l’italiano. Dal momento in cui avranno imparato l’italiano, potranno andare in classe con tutti gli altri”.

Quindi è un modo per aiutarli?
Certo, lo è. Far entrare un ragazzo di 12 o 13 anni che non parla italiano in una classe per 24 o 30 ore, significa arrecargli un danno anche a livello psicologico. Poter avere un buon insegnamento della lingua, gli permetterà progressivamente di entrare nel normale circuito. Non sono gabbie, ma normali tentativi di insegnare l’italiano e far stare bene gli studenti stranieri sia da un punto di vista psicologico sia scolastico”.

Mario Rusconi, Anp, a Notizie.com, foto Notizie.com

Fare una multa a studenti e genitori che aggrediscono i professori e in generale il personale scolastico, può bastare a mettere un punto alle violenze?
La multa dovrebbe essere un ulteriore deterrente. Da una parte c’è l’aspetto penale: aggredire verbalmente o fisicamente è un reato. Dall’altra c’è la multa. Ma questo aspetto non riguarda solo la scuola. Il problema è presente anche nelle strutture sanitarie. Non è il mio ambito, ma credo che negli ospedali e pronto soccorso debbano essere rafforzati i posti di polizia. Per fortuna a scuola i casi sono minori sia a livello di numero che di intensità. Nel caso del personale sanitario invece, stanno assumendo una dimensione intollerabile per un Paese civile. Negli ospedali e nei pronto soccorso auspico una maggiore presenza della polizia”.

E a scuola?
Non è il caso delle scuole. Ma abbiamo chiesto una maggiore presenza di volanti delle forze dell’ordine fuori dalle scuole a rischio, sia per impedire che per prevenire reati. Bisogna fare in modo che le scuole siano luoghi protetti. Nessuno di noi ha mai chiesto un poliziotto nelle scuole, neppure Valditara”.

Infatti. Il ministro ha proposto multe per studenti e genitori violenti.
Su questo, tutte le misure di repressione contro la violenza a scuola sono benvenute. Ma l’importante è che si riescano ad applicare. A scuola è più facile individuare i responsabili e denunciarli. Nel caso degli ospedali è più complicato”.

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Giovanna Sorrentino