“Quello che dice Carlo Calenda purtroppo si scontra con i fatti. Perché pare che Azione in Piemonte voglia appoggiare il candidato Alberto Cirio di centrodestra: ci vorrebbe una consequenzialità tra parole e fatti”.
L’accusa di incoerenza al leader di Azione arriva dal deputato Dem Andrea Rossi e si riferisce alle sue dichiarazioni subito dopo le elezioni regionali in Sardegna: “Abbiamo imparato la lezione”, commentando il risultato deludente ottenuto: “Correre da soli non è fattibile e non lo faremo più”.
Calenda in Abruzzo appoggia Luciano D’Amico, ma sul Piemonte non è stata ancora presa una decisione. Negli ultimi giorni Osvaldo Napoli, presidente di Azione in Piemonte, ha fatto un passo indietro, ritenendo impossibile una coalizione con il Movimento 5 Stelle. “Cirio? La decisione sul Piemonte non è stata presa”, ha dichiarato Calenda.
“Continuo a pensare che sia giusto quello che sta facendo la segretaria Elly Schlein: tentare di mettere insieme tutte le forze, dai moderati al Movimento 5 Stelle, passando per AVS, per creare un campo alternativo con un minimo comune denominatore valoriale per dare risposte concrete ai territori”.
Onorevole Rossi, quante possibilità ha il centrosinistra di ripetere il trionfo in Abruzzo?
“Le elezioni regionali hanno una forte valenza per il territorio. Mentre in Sardegna si confrontavano più candidati, in Abruzzo ce ne sono due: uno di centrodestra e uno di centrosinistra. Da una parte abbiamo il presidente uscente Marco Marsilio, che verrà misurato in base a quello che ha fatto per la Regione, dall’altra l’alternativa di centrosinistra, Luciano D’Amico. La valenza territoriale dei candidati sarà fondamentale. In Sardegna Todde ha raccolto consensi trasversali con il voto disgiunto. In Abruzzo non è possibile”.
Le elezioni in Abruzzo hanno anche una valenza politica per il partito della premier Meloni. Se dovesse vincere Marsilio, sarebbe il primo presidente di Regione riconfermato lì, e di Fratelli d’Italia.
“È un appuntamento che, certo, ha anche una valenza politica. Oltretutto in Abruzzo c’è il primo vero presidente di Regione direttamente espressione di FdI e lo denota anche la presenza costante, fisica, di Meloni”.
Il candidato Luciano D’Amico sta portando avanti una campagna elettorale rivolta soprattutto ai giovani. Crede che i temi nazionali incideranno sulla scelta dei cittadini?
“Penso che oltre alla componente locale riconducibile al candidato, il voto riguarderà anche fatti nazionali che possono determinare uno spostamento. Pensando ai 1600 voti della Sardegna, credo che anche in Abruzzo si possa giocare una partita sul fil di lana, sulla quale avranno ricadute anche fatti nazionali. A maggior ragione a favore di Luciano D’Amico che ha una certa relazione con il mondo più giovane. Tutte le analisi demoscopiche, dicono che il voto dei giovani al centrosinistra e in particolare al Pd ha una tendenza maggiore rispetto al centrodestra. Quindi abbiamo fiducia in questo”.
Il campo largo è da ripetere in futuro?
“Sarà fondamentale in Basilicata e in Piemonte, le due Regioni più vicine al voto dopo l’Abruzzo. Si dovranno costruire alleanze competitive, guidate da figure riconoscibili, con la capacità di raccogliere consensi e allo stesso tempo incrementino lo stesso spazio politico attualmente occupato dal centrodestra”.
Il voto delle regionali influenzerà le elezioni europee?
“Sì, soprattutto per una ragione. Il centrodestra arriva da una serie di vittorie. Se noi vinceremo anche in Abruzzo e in Basilicata, è chiaro che potremo segnare un’inversione di tendenza nell’opinione pubblica. Il sentiment, di fronte alle vittorie territoriali, potrebbe segnare un punto a favore del centrosinistra. Perché a volte capitano fattori che invertono la tendenza che non sono qualificabili e quantificabili in scelte politiche”.
Torniamo al campo largo. Quando ha dichiarato “mai più da soli alle elezioni” Calenda ha aperto all’alleanza. Come procede?
“L’unica possibilità per le opposizioni di essere alternativi al governo è coalizzarsi. Non esiste un centrosinistra senza il Pd, ma deve essere fortemente capace di costruire un campo riformista e progressista alternativo, col Movimento 5 Stelle e i moderati. Poi, sulla base di questo progetto, trovare figure capaci di essere elemento di sintesi. Però quello che dice Calenda purtroppo si scontra con altri fattori: perché in Piemonte pare che Azione voglia appoggiare Cirio, quindi il centrodestra: ci vorrebbe una consequenzialità tra le parole e i fatti sul territorio. Continuo a pensare che quello che sta facendo Schlein, cioè mettere insieme le forze dai moderati al M5S, passando per AVS, sia giusto per creare veramente un campo alternativo con un minimo comune denominatore valoriale per dare risposte concrete ai territori”.