Dossieraggio, sono stati ascoltati i procuratori Raffaele Cantone e Giovanni Melillo: le ultime novità
Arrivano delle importantissime novità in merito alla questione del ‘Dossieraggio‘ che sta sconvolgendo l’intero Paese. Proprio negli ultimi minuti è terminato l’interrogatorio in audizione, da parte del Copasir, nei confronti di due procuratori: quello di Perugia, Raffaele Cantone e quello nazionale antimafia, Giovanni Melillo. Proprio i due magistrati, sin dal primo momento, avevano chiesto di essere sentiti dallo stesso Comitato relativamente in merito all’inchiesta del presunto dossieraggio.
Una vicenda che ha colpito, in particolar modo, personaggi della politica (sia del centrodestra che del centrosinistra e non solo), ma anche soggetti dello sport, della televisione ed alcuni vip. All’uscita dall’aula il procuratore del capoluogo umbro è stato fermato da alcuni giornalisti che gli chiedevano importanti novità dall’interrogatorio. Queste sono alcune delle sue parole: “L’audizione è secretata. Ho detto quello che mi è stato chiesto e che ritenevo più opportuno“.
Gli investigatori di Perugia, sin dal primo momento, non parlano di “dossieraggio” ma di un vero e proprio accesso abusivi a banche dati dell’antimafia. Lo stesso Cantone, nel corso dell’audizione in commissione Antimafia, aveva rivelato che il sottotenente Striano negli ultimi 4 anni aveva consultato più di 4mila segnalazioni (per la precisione 4.124) di operazioni sospette. Non solo: sono stati scaricati anche 33.528 file dalla banca dati della DNA.
“È una vicenda inquietante e oggettivamente molto grave, perché il numero degli accessi informatici abusivi è eccessivamente elevato. I numeri sono molto più preoccupanti di quelli che sono emersi: si tratta di numeri davvero mostruosi”. Ricordiamo che le due figure principali che sono finite nel mirino della città umbra sono il sottotenente della Guardia di Finanza, Pasquale Striano, e il magistrato dell’Antimafia Antonio Laudati.
Secondo quanto riportato dalle prime ipotesi dell’accusa pare che i due avrebbero sfruttato le banche dati della Direzione nazionale antimafia per raccogliere notizie riservate. Sia lo stesso Striano che Laudati sono stati in servizio per anni in quella Direzione.