“Le dichiarazioni di Melillo sono sconfortanti, ma siamo determinati a fare in modo che quello che è accaduto non si verifichi mai più”.
A parlare a Notizie.com è Mauro D’Attis, vicepresidente della Commissione parlamentare antimafia, dopo l’audizione di ieri del procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo. “Un conto è leggere le ricostruzioni dei giornali, un altro è sentire direttamente da lui che una volta arrivato lì, ha trovato una completa disorganizzazione, è sconcertante”.
Ma non solo, il numero uno dell’Antimafia ha spiegato anche che il finanziere Pasquale Striano, indagato per accesso abusivo alle banche dati, potrebbe non aver agito da solo. Le sue condotte, spiega Melillo ai parlamentari, “mi paiono difficilmente compatibili con la logica della deviazione individuale. Credo ci siano molti elementi che confliggano con l’idea di un’azione concepita e organizzata da un singolo ufficiale ipoteticamente infedele. Uno dei punti centrali della Procura di Perugia sarà comprendere la figura e il sistema di relazioni di Striano”.
Questo elemento secondo D’Attis è “sconfortante”. E insieme alla disorganizzazione di cui ha parlato Melillo, “basta per essere determinati affinché non accada mai più”. Oggi verrà audito il procuratore di Perugia Raffaele Cantone.
“È necessario che lo Stato si riappropri del proprio ruolo in tutte le sue funzioni – aggiunge il vicepresidente della Commissione antimafia – Sia chiaro: salvaguardando tutto ciò che c’è di buono nella gestione dei dati che servono per combattere la mafia e gli abusi”.
Quali sono i punti che l’hanno colpita particolarmente di quello che ha detto il procuratore nazionale antimafia?
“Parla della prevalenza dei politici di centrodestra che vengono spiati. Poi, dice che quando si è insediato ha immediatamente disposto ispezioni all’organizzazione della gestione dei dati, comprese le Sos – che ritiene strumenti delicatissimi – e che l’esito è stato sconfortante. L’ispezione, ovviamente, è stata su quanto fatto prima di lui, e prima di lui c’era Cafiero De Raho, anche se non lo nomina. Quindi, appena insediatosi, interviene dal punto di vista organizzativo, toglie competenze a chi c’era prima e praticamente riorganizza tutto. Nell’audizione spiega come ha fatto. Cosa è successo allora, in quel periodo precedente al mandato di Melillo? Ne ha approfittato lo Striano di turno, ma chi non ha controllato o fatto abbastanza? Dobbiamo andare a fondo perché c’è in ballo la sicurezza dello Stato”.
Nel suo discorso Melillo dichiara: “Nella nostra banca dati si ritrova un ridotto numero delle Sos generate nel sistema finanziario e trasmesse dall’unità di informazione finanziaria”.
“Dice anche che gli accessi di cui stiamo parlando non sono stati fatti tutti sulla banca dati della Direzione nazionale antimafia, ma anche su altre banche dati. Dice che quelle afferenti all’Antimafia sono dall’8 al 16%. Ciò vuol dire che gli accessi abusivi si consumano anche in altre banche dati. E questo è ancor più grave, perché dimostra una maggiore permeabilità al sistema”.
È d’accordo che in questi giorni si stia speculando?
“Credo che davanti a un’inchiesta aperta che riguarda una raccolta di informazioni con accessi abusivi alle banche dati, che riguardano anche le istituzioni più alte dello Stato, l’unica speculazione sia stata fatta da chi ha commesso questi abusi e da coloro che hanno usato queste informazioni. Al massimo si può dire che sono state rappresentate preoccupazioni. Poi, se ci sia qualcuno che voglia speculare, io non lo so. Ma credo che sia normale rappresentare preoccupazione, come hanno fatto il vicepremier Antonio Tajani e la premier Meloni”.
Melillo ipotizza un vero e proprio sistema di accesso abusivo alle informazioni.
“Sì. Non ho ancora approfondito l’inchiesta, lo faremo oggi con Cantone. Ma in funzione di ciò che dice il procuratore nazionale antimafia, sulla base della sua conoscenza ed esperienza, Striano non ha agito da solo: quindi è probabile che ci sia qualcuno che l’ha coperto, qualche altro che l’ha aiutato e qualcuno a cui ha passato l’informazione. Sicuramente è illegale. Che poi sia stato usato per ragioni giornalistiche o di competizione politica o di natura economica, questo è il movente. Il problema ora è capire chi sia il mandante”.