Un’azione di volontariato termina con l’arresto di un ragazzo, colpevole di un furto all’interno della casa di un terremotato
Il volontariato è una delle pratiche più onorevoli e umane esistenti sul pianeta Terra. Mettersi a disposizione degli altri, meno fortunati, per offrirgli il proprio contributo, la propria disponibilità senza mai chiedere niente in cambio. Sentirsi appagati per aver aiutato qualcuno è quella sensazione che ti fa tornare a casa con le tasche vuote, ma con una serenità e una gioia interna che forse solo poche cose riescono a eguagliare. In Italia, così in tutto il mondo, esistono associazioni che aprono le porte ai volontari, che riuniscono vere e proprie squadre per recarsi in posti in cui danni economici o naturali hanno messo e mettono costantemente a repentaglio la vita degli altri.
Anche in un contesto complesso e di grande umanità, però, talvolta spuntano dei casi che non fanno altro che alimentare la delusione e la sfiducia nei confronti delle persone. Tra gli eventi più frequenti ci sono, purtroppo, quelli dei furti. Approfittando di situazioni critiche c’è chi si infila nelle case e tenta di fari ritorno nella propria abitazione con soldi o viveri lasciati ‘guadagnati’ dalla sua azione di volontariato. Un reato che si rivela semplice da attuare quando i controlli sono minimi, ma che se non dovesse passare inosservato porterebbe a una condanna rilevante, date le sue numerose aggravanti.
Un episodio simile è quanto successo lo scorso 5 gennaio in Giappone. Secondo quanto riporta la redazione online di Kyodo News, presso la città di Wajima, tra le più colpite dal terremoto del 1° gennaio del 2024, uno studente universitario è stato arrestato dalla polizia locale per aver tentato di rubare da una delle case terremotate sei preziosi ‘mikan’ (mandarini) dal valore di 3.000 yen. Un furto che le forze dell’ordine non hanno voluto lasciar correre e che, anzi, è stato punito dal tribunale distrettuale di Kanazawa con una pena esemplare.
Il giovane diciottenne Fumiaki Matsuoka (nativo di Kariya), infatti, è stato condannato a 18 mesi di carcere, con sospensione della pena per tre anni con l’accusa, per l’appunto, di furto e irruzione in una proprietà privata. Insomma, un piano finito male per il ragazzo che, durante il fermo, ha spiegato ai poliziotti di essere uno studente universitario e di trovarsi lì per aiutare gli altri con azioni di volontariato. A permettere che non la passasse franca, stando a quanto scrivono dall’isola nipponica, sarebbe stato un vicino che, dopo averlo beccato in fragrante, lo ha denunciato.