Papa Bergoglio e la guerra: “Serve il coraggio di negozioare”

Il Pontefice non sa più come spiegare quanto sia importante e decisivo far terminare i conflitti

Il Papa e la guerra. Un messaggio di pace, l’ennesimo che rischia di essere inascoltato. Ma lui, Bergoglio, non demorde e va avanti per la sua strada perché proprio non riesce a fare a meno di urlare la sua indignazione nel vedere tutte queste persone che si massacrano nel nome di chissà che cosa. Eppure afferma convinto al quotidiano La Stampa che la storia insegna che tutti i conflitti “finiscono con l’accordo“. Quindi, dice lui, in Ucraina ma anche in Israele ci deve essere la forza, la voglia e il coraggio di “della bandiera bianca, di negoziare”.

Il messaggio
Papa Bergoglio durante la celebrazione di una messa in Vaticano (Ansa Notizie.com)

Per quel che riguarda quanto sta accadendo a Gaza, mediare è imperativo, non si può andare avanti con questo massacro, anche perché “gli irresponsabili” che fanno la guerra devono capire che tutte queste cose si “fanno in due, non uno e ci deve essere la voglia di mettersi attorno a un tavolo per far terminare questo massacro“. E’ il pensiero che il Papa esternato in un’intervista concessa alla Radio Televisione Svizzera (Rsi).

“Tutti i giorni alle sette chiamo la parrocchia di Gaza…”

La guerra
Immagini dure della guerra sulla Striscia di Gaza (Ansa Notizie.com)

Per il Pontefice quanto sta accadendo in Ucraina e Medio Oriente proprio non riesce a concepirlo, per questo ogni giorno si sgola per far sì che i suoi appelli siano ascoltati. Ha fatto particolare pensare il fatto che il Papa usasse il termine bianca, anche se il Vaticano, poco dopo, ci ha tenuto a precisare che il Papa usa il termine “bandiera bianca” perché risponde riprendendo l’immagine proposta dall’intervistatore, “per indicare con essa la cessazione delle ostilità, la tregua raggiunta con il coraggio del negoziato”.

E poi racconta una cosa che fa tutti i giorni, che fa tenerezza e fa capire quanto sta soffrendo per quello che sta capitano a Gaza, ad esempio, “alle sette del pomeriggio chiamo la parrocchia di Gaza anche perché racconta Papa Francesco ci sono “seicento persone vivono lì e raccontano cosa vedono: è una guerra”. E’ anche un modo per far capire a loro quanto il Papa voglia fare sentire a quelle persone la sua voce e la sua vicinanza. Fa anche una distinzione di guerra e si dimostra assai competente, considerato che c’è “la guerra militare, c’è la “guerra-guerrigliera”, anche perché Hamas crea “un movimento che non è un esercito. È una brutta cosa“. Nonostante questo però per Bergoglio non c’è modo e maniera di perdere la speranza di mediare. Mai e poi mai. La storia ci insegna che “le guerre che noi abbiamo vissuto, tutte finiscono con l’accordo“.

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