“Mi aspetto di essere convocato quanto prima e risponderò a tutte le domande della commissione parlamentare di inchiesta su Emanuela”.
Quando intercettiamo al telefono Pietro Orlandi sono trascorsi pochi minuti dal via ai lavori della bicamerale che avrà il compito di fare luce sulla scomparsa della sorella Emanuela. “Sono contento”, ci dice in esclusiva. “Già lo ero ieri, quando ho saputo che sarebbero stati convocati”.
Nella prima seduta di oggi, giovedì 14 marzo, sono stati eletti il presidente (Andrea De Priamo, FdI), i vicepresidenti (Roberto Morassut, Pd e Riccardo Augusto Marchetti, Lega) e i segretari (Paolo Emilio Russo, FI e Marco Grimaldi, Avs).
“È un passo importante”, commenta Pietro Orlandi, che da quarant’anni non ha mai smesso di chiedere giustizia e verità sulla storia della sorella. Oggi la sua speranza è più forte: “In tutti i parlamentari con cui ho parlato in questi giorni, al di là del colore politico, ho riscontrato l’intenzione di fare chiarezza e andare avanti”.
La commissione di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori è nata sull’onda di un dibattito nazionale sollevato soprattutto dalla serie Netflix Vatican girl. Della giovane cittadina vaticana non si hanno più tracce dal 22 giugno 1983. All’istituzione della bicamerale si era opposto Alessandro Diddi, titolare dell’inchiesta aperta in Vaticano, che aveva chiesto al Senato di dare più tempo alla Procura vaticana e quella romana di indagare.
Pietro Orlandi riconosce il ritardo delle istituzioni ma allo stesso tempo dichiara: “Sì, è vero, sono passati 40 anni, ma aprire le indagini adesso dimostra che la storia di Emanuela è ancora attuale. Se vogliamo, è ancora più grave che l’inchiesta vaticana sia partita dopo tutto questo tempo, ma io vedo il lato positivo: non si può più tornare indietro. Bisogna per forza guardare dall’oggi al domani. Faccio molto affidamento nella commissione parlamentare e penso che qualcosa quest’anno uscirà fuori. Ci sono tre inchieste aperte: se non esce qualcosa anche stavolta vuol dire che c’è proprio una volontà di non far uscire la verità”.
Nelle prossime settimane sarà più chiaro il lavoro della commissione: se si limiterà cioè, ad approfondire le varie piste che vanno dall’ipotesi del rapimento al ricatto, dal presunto coinvolgimento della Banda della Magliana, del terrorista turco Alì Agca, dello Ior. O l’ipotesi del giornalista Pietro Nicotri, secondo il quale il caso di Emanuela Orlandi potrebbe essere collegato a un caso di violenza a sfondo sessuale finito male.
“Credo che sia positivo che alla fine, la commissione parlamentare sia passata quasi all’unanimità, nonostante il Vaticano abbia fatto capire di non gradirla. In passato non sarebbe successo”, conclude Pietro Orlandi.