Dossieropoli, il sindaco di Imperia Claudio Scajola ne parla in una lunga intervista che ha rilasciato al quotidiano “Il Giornale” in cui ha voluto fare il punto della situazione
Uno dei periodi più brutti e bui della sua vita non poteva che essere il maggio del 2014 quando venne arrestato dai poliziotti. Poco più di un mese in carcere, poi i domiciliari . Le accuse? Dito puntato contro di lui colpevole di aver organizzato una associazione segreta. Tra l’altro un processo ancora in corso, ma le accuse sono crollate. Stiamo parlando di Claudio Scajola, considerato uno dei fedelissimi di Silvio Berlusconi, più di una volta ministro ed adesso primo cittadino di Imperia.
In una lunga intervista al ‘Giornale’ affronta vari temi. Tra questi quello della questione dossieraggio: “Il problema non è il caso isolato di una persona che ha avuto comportamenti. Non solo Striano, quelle cose le facevano in tanti,. C’era chi permetteva che venissero fatte. Anche il Procuratore della Repubblica di Reggio, Cafiero De Raho, che aveva proceduto contro di me adesso è nell’inchiesta sui dossier. Striano è stato un protagonista“.
Su Striano ammette che possa essere “uno dei tanti” e che non poteva mai agire da solo. Quello che lo colpì particolarmente il suo ricordo nell’inchiesta del 2014 contro l’attuale primo cittadino di Imperia ed anche il mistero della morte del colonnello Pace che si tolse la vita. Morte avvenuta pochi giorni prima della deposizione al suo processo. Una faccenda che ha sempre giudicato “strana”. In questo attuale processo Scajola viene accusato di “procurata inosservanza di pena“.
Una vicenda che, però, non lo ha colpito e annientato politicamente. Tanto è vero che è riuscito a diventare sindaco della sua città, riuscendo ad ottenere il consenso dei cittadini. Un passato da democristiano, poi la conoscenza di Silvio Berlusconi che per lui è stato un “amico”, “esempio”, “persona buona” e “geniale”. Un altro scandalo che non potrà mai dimenticare fu quello della casa al Colosseo. Una vicenda che lo ha marchiato per sempre, tanto è vero che si dimise da ministro senza un avviso di garanzia.
Dimissioni che vennero interpretate come “ammissione di colpevolezza” invece che come un gesto corretto. Un processo durato due anni e poi conclusosi con un nulla di fatto. Sempre più convinto che lo hanno colpito per non aver dato retta a Giorgio Napolitano e per aver toccato molti temi sensibili (ride).