Un uomo resta paralizzato per tutto il corpo dopo un incidente, ma dopo l’impiantazione di un chip la sua vita cambia
Spesso si parla della tecnologia facendo riferimento al lato oscuro che può presentare se finita in mani sbagliate, ma la sua evoluzione nell’ultimo decennio ha portato anche a risultati incredibili. L’importanza nella nostra quotidianità è la dimostrazione del suo potenziale, espresso al massimo livello quando è in grado di salvare la vita altrui. Tanto in campo medico, quanto scientifico ha permesso di accelerare e semplificare le ricerche, sviluppare nuovi mezzi per superare ostacoli che prima erano considerati invalicabili. Il caso di Noland Arbaugh è tra quelli emblematici, la sua drammatica storia è una di quelle che proprio grazie a questo progresso si è potuta concedere una fine un po’ più lieta e dolce.
Il tutto iniziò otto anni fa. Noland era un appassionato di subacquea e spesso si dedicava a questo sport, immergendosi nei mari più belli e profondi al mondo. Un esperto del settore che, però, un giorno, nel pieno di un’immersione, fu vittima di un incidente che gli costò la mobilità del corpo. Trasportato in ospedale venne salvato, ma costretto a restare paralizzato dalle spalle in giù per tutto il resto della sua vita. Un’esistenza complicata, tante privazioni e limitazioni, ma resa più lieve dall’arrivo di Elon Musk.
Il noto imprenditore ultramiliardario, è famoso in particolar modo per la fondazione di Tesla, ma non è l’unico progetto di cui è ideatore. Il genio di origini sudafricane ha preso parte anche alla nascita di Neuralink, azienda statunitense di neurotecnologie. Ed è proprio per mezzo di questa che lo scorso mercoledì Noland è stato annunciato come il primo essere umano in cui è stato impiantato il chip ‘Telepatia’. Come si evince dal video per mezzo di questa nanotecnologia oggi è in grado di controllare per mezzo del pensiero oggetti – come i computer – prima inaccessibili.
“L’operazione si è svolta molto bene. Mi è stato permesso di tornare a casa il giorno dopo”, ha spiegato il ragazzo che però ha aggiunto: “C’è ancora molto lavoro da fare, ma il chip mi ha già cambiato la vita“. L’impianto, piccolo come una moneta, è stato inserito nell’area del cervello che controlla le attività motorie. Al paziente sarà sufficiente pensare per far sì che la sua azione venga letta e svolta dal microscopico macchinario. Il chip fa così da tramite, sostituendo – almeno parzialmente – ciò che gli era stato tolto da uno sfortunato evento del destino. Noland non potrà tornare a nuotare o correre, a far ciò che amava prima: ma dopo questa operazione la sua vita cambierà di nuovo.