Nelle ultime ore la Russia ha deciso di aggiornare la lista dei terroristi non graditi al Paese: non sono assolutamente mancate le polemiche
Un nuovo colpo di scena quello che arriva direttamente dalla Russia di Vladimir Putin. Il Paese, diventato protagonista negli ultimi due anni per via dell’invasione e dell’attacco all’Ucraina, ha aggiornato nelle ultime ore la lista dei terroristi non graditi al Paese. Una mossa che ha inevitabilmente scatenato indignazione e polemiche sui social network visto che è stato inserito anche il movimento internazionale della Lgbt. Questi ultimi, infatti, sono tutt’ora considerati dei “terroristi” ed “estremisti“.
Il tutto è stato ufficializzato in un avviso del servizio di monitoraggio finanziario russo “Rosfinmonitoring“. Ovvero quello che si occupa della lotta al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo. Non è finita qui visto che, proprio negli ultimi giorni, le autorità russe hanno intensificato la repressione della comunità Lgbt. Non è affatto un mistero che, già in passato, il movimento Lgbt era stato bandito dalla Corte Suprema russa alla fine del 2023. Da precisare che nel Paese non esiste alcuna organizzazione con questo nome.
La notizia, successivamente, è stata diffusa dai media statali russi. Gli attivisti Lgbtq+ quindi sono a rischio arresti e procedimenti giudiziari nel Paese russo. Il monitoraggio finanziario citato in precedenza ha, inoltre, il potere di poter congelare i conti bancari di oltre 14mila persone ed entità designare come terroristi ed estremisti. In questa lista figurano nomi come Al Qaeda, Meta e ai soci dell’oppositore russo scomparso poche settimane fa, Alexei Navalny.
Una mossa fortemente voluta dal presidente Vladimir Putin, in particolar modo nei confronti degli ultimi atteggiamenti da parte dell’Occidente in netto contrasto con quelli che egli dipinge come valori familiari. Un provvedimento che arriva mentre lo Zar sta portando avanti una importante battaglia sui valori “tradizionali”. Quelli che riguardano crescenti restrizioni sull’aborto e funzionari che invitano a mettere da parte le carriere e l’istruzione delle donne a favore della nascita di molti bambini in giovane età.