Inchiesta Visibilia, guai per Daniela Santanché: indagata per truffa. Gli ultimi aggiornamenti
Non arrivano affatto buone notizie per Daniela Santanché. Proprio negli ultimi minuti è stato emanato il comunicato da parte del Procuratore della Repubblica di Milano, Marcello Viola. Quest’ultimo ha inserito nella lista delle persone indagate per truffa proprio l’attuale ministro del Turismo. Motivo? Il suo nome figura nell’inchiesta di Visibilia, per presunte irregolarità nella fruizione della cassa integrazione durante il Covid.
Questa la nota ufficiale: “La Procura di Milano ha notificato, in data odierna, un avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti del ministro Daniela Garnero Santanché e di altre persone. Nonché della società “Visibilia editore s.p.a” e “Visibilia concessionaria s.r.l.” ai sensi del d.lgs. nr° 231/2001, per un’ipotesi di truffa ai danni dell’Inps in relazione a presunte irregolarità nella fruizione della cassa integrazione in deroga Covid 19, per un totale di 13 dipendenti“.
La nota continua in questo modo: “Sussiste un pubblico interesse a divulgare le notizie riguardanti tali indagini, ferma restando la presunzione di innocenza delle persone sottoposte ad indagini preliminari, da reputarsi non colpevoli fino alla eventuale sentenza di condanna divenuta irrevocabile“.
La Procura del capoluogo lombardo ha chiuso, quindi, l’indagine sul caso “Visibilia”. Il lavoro da parte dei pm, comunque, continua. Le accuse nei confronti del ministro sono molto gravi visto che si parla di truffa aggravata nei confronti dell’Inps. In particolar modo per quanto riguarda la gestione non regolare dei fondi che sono stati messi a disposizione da parte dello Stato durante il periodo della pandemia da Covid nel nostro Paese.
Per gli inquirenti non ci sono dubbi: oltre alla Santanché (che non ha più ruoli nella società dal 2022) figura anche il nome del suo compagno Dimitri Kunz (consigliere nel Cdz di Vissibilia). La coppia, a quanto pare, era consapevole di questo sistema. Lo stesso che prevedeva la richiesta della cassa di integrazione mentre i dipendenti continuavano a lavorare. Per i pm, quindi, la societò ha sempre fatto richiesta della Cig, ma i 13 lavoratori non ne sapevano assolutamente nulla.
Il tutto è durato per due anni, dal 2020 fino al 2022, fino a quando non hanno incassato l’assegno. Totale? 126mila euro. Soldi che sono stati versati dall’ente previdenziale.