Lo stress test per la cybersicurezza delle banche dati dell’intera rete Dia ha confermato “la validità del sistema”.
È quanto emerso durante l’audizione di Michele Carbone, direttore della Direzione investigativa antimafia, in commissione parlamentare antimafia. “Le procedure di valutazione sono state condotte sia dall’esterno che dall’interno del perimetro, sia in modalità autenticata che non autenticata simulando così lo scenario di un attaccante con la disponibilità di un dispositivo fisicamente connesso alla rete interna e autenticato con le credenziali si un operatore autorizzato all’accesso. Sono stati valutati i livelli di sicurezza della lan del data center e dei serve dislocati nelle sedi periferiche”.
Dall’analisi non è emerso alcun problema di sicurezza delle banche dati e questo è un ulteriore dato che aggiunge significato all’indagine in corso della commissione parlamentare antimafia a margine dell’inchiesta della Procura di Perugia sul presunto dossieraggio ai danni di politici, imprenditori e vip che vede indagato il finanziere Pasquale Striano.
“Il direttore della Dia ha dimostrato l’efficienza del sistema informatico e ha ricordato come nel corso degli anni siano stati indagati otto operatori della Direzione investigativa antimafia per accesso abusivo a banche dati. Nessuno di questi però, a Evios, quindi sono stati superati tutti gli stress test”, commenta ai nostri microfoni il senatore della Lega in commissione antimafia Gianluca Cantalamessa.
Dall’audizione di Carbone emerge però un altro dato importante: al luogotenente delle Fiamme Gialle sono state attribuite diverse ricompense morali, elogi ed encomi per il suo operato. In una nota del 15 febbraio 2019, l’allora procuratore antimafia Federico Cafiero De Raho ha lodato Striano per le sue “notevoli doti di riservatezza e lealtà, elevata preparazione tecnico professionale e alto senso del dovere”. E non solo, il maresciallo veniva elogiato per aver “evidenziato elevatissime capacità professionali nell’affrontare e risolvere problematiche complesse connesse all’incarico. Moralmente irreprensibile, leale e rispettoso, ha fornito un rendimento costantemente elevato e di eccellente livello”.
Cantalamessa dichiara: “De Raho elogiava Striano per competenza, professionalità e riservatezza. Credo che questo si commenti da solo alla luce delle accuse che vengono contestate al finanziere. Nella migliore delle ipotesi, l’allora procuratore nazionale antimafia non era a conoscenza della condotta di Striano: se fosse il contrario sarebbe grave”.
Carbone ha spiegato che il finanziere dipendeva gerarchicamente dalla Dia, ma funzionalmente dalla Direzione nazionale antimafia. “L’anomalia era proprio questa: chi doveva controllarlo? È venuto fuori che il controllo spetta all’ente in cui è distaccato, quindi alla Procura nazionale antimafia, dunque la Dna”, aggiunge Cantalamessa. “È chiaro che appaiono degli omessi controlli che preoccupano. L’obiettivo dell’indagine della commissione parlamentare antimafia resta capire se ci siano stati dei mandanti e quali sono gli obiettivi per una vicenda che è stato un vero e proprio attacco alla democrazia”.
Ancora una volta torna il tema della presenza di De Raho alle audizioni della commissione parlamentare antimafia. L’ex procuratore, oggi parlamentare, “non può essere audito perché non è previsto dal regolamento attuale. In audizione però ha posto delle domande dopo essere stato citato dal direttore della Dia. Quindi ho chiesto alla presidente Colosimo di scrivere ai presidenti di Camera e Senato per rappresentare il problema di un commissario, De Raho appunto, che di fatto indaga su se stesso”.