Il vice-presidente dei Cuinquestelle parla al quotidiano La Nazione e fa il punto della situazione con i Dem
Una situazione che si sta trascinando e che rischia di creare una voragine. E di essere la cartina da tornasole di un qualcosa che difficilmente potrà mai vedere la luce. E dopo quanto successo in Basilicata, poi rimediato, sta accadendo in Piemonte, ma se si va avanti così difficilmente si rimedierà. E’ l’eventuale alleanza elettorale tra il Pd e i Cinquestelle, due partiti che fanno parte della sinistra ma vedono le cose in maniera diversa, in alcuna casi totalmente diversa. E a farlo presente è Chiara Appendino, vicepresidente del M5s, che conferma quanto arriva dal Piemonte, ovvero non belle notizie sul fronte del patto o presunto tale. “Il motivo della distanza attuale? Basti pensare che su sanità e ambiente il Pd e le destre vanno a braccetto, tanto da avere contribuito a impoverire la sanità pubblica“.
Ma c’è qualcosa di più che divide i due partiti, almeno questa è la sensazione che si avverte, ma non solo a livello locale, anche e soprattutto nazionale. C’è sempre qualcosa di difficile, ogni volta che i due schieramenti devono parlare tra loro e trovare un’intesa sembra quasi un parto, dalle idee alla scelta degli uomini da candidare, come in questo caso: “Le basi per costruire un’alternativa credibile alla destra ci sono, come dimostra la Sardegna. Ma serve un progetto serio e condiviso e compagni di viaggio affidabili”.
Un’alleanza per convenienza non piace alla Appendino, come del resto anche a Conte, bisogna trovare delle sinergie serie e affidabili. “Mettersi tutti insieme contro la destra a prescindere dai temi, unicamente per battere l’avversario e spartirsi il potere, è il modo migliore per fallire”, dice la vice-presidente dei Cinquestelle. Che è dispiaciuta di questa situazione e preoccupata di dover fare quasi una corta contro il tempo.
E come si può costruire un’alternativa alla destra e allo strapotere che sta acquisendo la Meloni, se non si riesce a dialogare e a trovare un’intesa giusta. “La si costruisce cercando di lottare per un Paese in cui la salute sia un diritto e non un lusso come purtroppo sta diventando a forza di definanziare la sanità pubblica, in cui sia vietato lavorare al di sotto dei 9 euro l’ora perché c’è il salario minimo legale, in cui venga definitivamente superato il Jobs Act di Renzi che favorisce la precarietà”. Insomma, allo stato attuale sembra essere una vera e propria corsa contro il tempo per trovare una sinergia giusta e qualificata.