“C’è una direttiva dell’Ue del 2009 che prevede una collaborazione in materia giudiziaria anche sull’applicazione di misure alternative al carcere come i domiciliari. L’hanno fatta gli Stati, non i giudici: insistere perché venga applicata”.
A dirlo ai microfoni di Notizie.com è Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International, nel giorno in cui il tribunale di Budapest ha deciso che Ilaria Salis dovrà restare in carcere con l’accusa di aver aggredito due esponenti di estrema destra.
L’insegnante, in carcere da febbraio 2023, come nella prima udienza, è stata portata di nuovo in carcere con le manette ai polsi, ceppi e catene alle caviglie. Un agente tirava una catena come fosse un guinzaglio. La scena ha nuovamente sconvolto l’opinione pubblica italiana.
La magistratura, chiamata a decidere sui domiciliari a Ilaria Salis, ha deciso che dovrà restare ancora in carcere. Noury fa sapere che Amnesty si impegnerà per riportare la donna in Italia: “Vedremo nei prossimi giorni cosa avrà senso fare, lo valuteremo insieme con la famiglia di Ilaria e i loro avvocati.
Allo stesso tempo, chiama in campo il governo italiano: “Va fatta rispettare la direttiva Ue del 2009, che prevede la collaborazione in materia giudiziaria anche sull’applicazione di misure alternative al carcere, come i domiciliari. È una direttiva fatta dagli Stati, non dai giudici degli Stati e sull’applicazione si potrebbe insistere sul piano delle relazioni bilaterali”.
Fuori dal tribunale a Budapest, un gruppo di estremisti di destra ha minacciato legali e amici di Ilaria Salis. Lo ha fatto sapere l’avvocato Eugenio Losco: “Ci aspettavano e ci hanno insultato e minacciato in ungherese”.
“Quanto accaduto questa mattina fuori dall’Aula del Tribunale, con intimidazioni e minacce arrivate dall’Italia per portare solidarietà alla giovane donna, ma anche quello che è accaduto all’interno, con lei ammanettata, al guinzaglio, tra misure di sicurezza enorme, conferma quanto Amnesty credeva: c’è un tema di equità nel processo”, aggiunge Noury.
E mentre il giudice ungherese parla di pericolo di fuga, il ministro degli Esteri Antonio Tajani smentisce: “Mi auguro che la signora Salis possa essere assolta – così il capo della Farnesina – Ho visto che oggi è stata portata in Aula ancora in manette e catene ma pare che poi gliele hanno tolte. Non è un bel modo, non mi pare ci sia pericolo di fuga”.
Riccardo Noury sottolinea il “contesto persecutorio nei confronti di Ilaria Salis, con dichiarazioni precedenti questa udienza da parte dei parlamentari europei e rappresentanti del governo di Budapest, molto stigmatizzanti nei confronti di questa ragazza. Oggi ancora di più abbiamo la conferma che questo processo non è equo e il diniego dei domiciliari è coerente con tutto questo sistema”.
Secondo Noury le istituzioni italiane devono fare di più: “Dopo la prima udienza, le immagini di Ilaria Salis trascinata in catene avevano fatto impressione e indignato le nostre istituzioni. Poi la cosa si è raffreddata. Come dare torto al padre Roberto quando denuncia il progressivo disinteresse delle istituzioni? Bisogna tenere alta l’attenzione. È vero: c’è un processo in corso a Budapest, ma ci sono iniziative che possono essere intraprese sul piano diplomatico, accanto al processo”.