Non c’è più solo la parola di Emanuele Pozzolo contro quella di Luca Campana. Un altro tassello sulla vicenda dello sparo partito dalla pistola del deputato la notte di Capodanno è stato aggiunto dalla perizia balistica.
L’analisi dell’esperta della Procura Raffaella Sorropago sembra conciliare con quella di Luca Campana, il 33enne rimasto ferito alla festa del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro. “Il revolver in sequestro era impugnato da Pozzolo Emanuele, che si trovava in posizione eretta sul lato lungo del tavolo rivolto verso il muro”, si legge nelle carte citate dal quotidiano La Stampa.
Quando ha sparato, il mini revolver North America, “arma non facile da maneggiare”, come spiega la perita, si trovava a un’altezza tra i 3 e i 5 centimetri dal piano del tavolo, con la canna diretta verso la posizione di Campana. Il proiettile prima avrebbe urtato il tavolo, poi avrebbe terminato la sua corsa contro la coscia dell’uomo, a una distanza di 80/90 centimetri dal punto di partenza, a un’altezza di circa 78 centimetri da piano di calpestio.
La Stampa riporta che dalle prove eseguite risulterebbe che nel caso di caduta accidentale dell’arma non spara e lo stesso per un urto accidentale sul bordo del tavolo. A meno che il bossolo non sia innescato e il cane armato.
Le dichiarazioni di Campana
A corredo della perizia, ci sono anche le dichiarazioni di Luca Campana, che racconta come Pozzolo teneva la pistola “sorridendo e facendo lo splendido”. Dal racconto emerge anche una ricostruzione, che ovviamente andrà verificata: “Ha estratto la pistola dalla tasca dei jeans, la teneva nel palco della mano e protendeva il braccio per mostrarla a me e a mio suocero”.
Nei momenti prima dello sparo accidentale, come riportato nella testimonianza e scritto da La Stampa, Campagna racconta che “incuriosito gli ho domandato se fosse vera o finta ma lui non dava risposta. Insistevo che fosse finta”.
Così Pozzolo avrebbe cominciato “a muovere il cane della pistola e a maneggiarla per una manciata di secondi. Penso volesse farmi vedere un proiettile per darmi conferma che fosse vera”.
Dopodiché avrebbe poggiato l’arma sul tavolo. “Ricordo solo un gioco di mani, ho sentito il rumore di un colpo di pistola e un piccolo dolore alla gamba sinistra. Ero sinceramente incredulo, ho guardato Morello e Pozzolo, li ho visti pietrificati”.
Dal racconto emerge che l’ispettore della penitenziaria era preoccupato. “Per come maneggiava l’arma ho avuto l’impressione che si trattasse di una persona totalmente inesperta nell’uso delle armi e della relativa messa in sicurezza”.
Pozzolo si difende: “Il colpo non partì dalla mia mano”
Il deputato resta fermo sulla sua testimonianza iniziale e non cambia la versione dei fatti: “Semplicemente continuo a dire quello che è stato. C’è chi mi crede e chi non mi crede. Il colpo di quella pistola che è mia, non è partito dalla mia mano. Punto. Ci possono essere mille perizie differenti ma la mia è una verità che non cambia. E sarà graniticamente solo questa, ma a tutto c’è un limite. D’ora in avanti, chi avesse fornito false testimonianze, o calunnie anche riguardo il passato, sarà oggetto di denuncia da parte dei miei legali”.