Colpo alla Ndrangheta, nelle ultime ore i carabinieri hanno arrestato Bruno Gioffrè: considerato un pericoloso soggetto della malavita calabrese
Importante operazione quella che ha portato la firma dei carabinieri del gruppo di Locri e da parte dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria. Nelle ultime ore, infatti, i militari dell’arma hanno arrestato una delle figure di spicco della malavita calabrese della Ndrangheta, vale a dire Bruno Gioffrè. Quest’ultimo, anni 33 e nativo di San Luca, è stato rintracciato e ammanettato nella serata di ieri, giovedì 28 marzo. Notizia che, però, è stata diffusa solamente nelle ultime ore.
Tanto è vero che era stato inserito nella lista dei latitanti più pericolosi. Non solo: era sfuggito anche all’ordinanza di custodia cautelare in carcere che era stata emessa da parte del Gip del Tribunale di Messina. Il tutto avvenuto nel corso dell’operazione che ha preso il nome di “Impasse“. Lo stesso Giuffrè era ritenuto un uomo appartenente ad una associazione che si basava sul traffico di sostanze stupefacenti.
Ndrangheta, arrestato Bruno Gioffrè: considerato pericoloso latitante
Secondo quanto riportato da alcune fonti e media locali pare che i carabinieri, dopo aver effettuato alcuni diversi servizi di osservazione, la scorsa notte hanno avuto conferma della presenza del latitante all’interno di una abitazione. La stessa che si trovava nell’agro di Benestare (sempre in quel di Locri). Dopo qualche minuto i miliari hanno deciso di passare all’azione con un blitz speciale. A capo dello stesso era presente il personale del Gico del Nucleo di Polizia economico finanziaria di Messina.
Gli stessi che avevano in carico il provvedimento restrittivo a cui era stato contattato. Non è finita qui visto che il latitante, una volta aver capito di non aver avuto scampo, ha tentato anche di sottrarsi all’arresto. Nulla, però, ha potuto contro i carabinieri che lo hanno subito bloccato e che, allo stesso tempo, avevano circondato l’intera area della sua abitazione.
Il latitante calabrese è stato ritrovato nell’abitazione che appartiene ad una coppia di coniugi che sono vicini a lui per vincoli di parentela. Anche per la coppia sono scattate le inevitabili manette con l’accusa di reato per aver fiancheggiato e favorito la sua latitanza. Tanto da offrirgli sia vitto che alloggio. Per i favoreggiatori sono scattati i domiciliari, mentre per Gioffrè si sono aperte inevitabilmente le porte del carcere “Arghillà” di Reggio Calabria.