La paura di un’escalation è alta, ma i due ex ministri sono convinti che non si andrà mai allo scontro totale con l’Europa
L’attentato di Mosca fa ancora tanta paura, più che altro perché l’Isis è tornato a fare paura e il fatto che sia riuscito a colpire in un paese super controllato come la Russia mette ancora più apprensione. Se si va indietro con la memoria, si nota come negli anni passati l’Italia sia stato l’unico grande Paese occidentale non attaccato dal terrorismo. Tanti si chiedono se sia stato merito della fortuna, di una coincidenza particolare oppure di un lavoro d’intelligence che pochi riconoscono al Belpaese. Per l’ex ministro dell’Interno Marco Minniti non si tratta certo di un caso e al quotidiano Il Giornale spiega: “Non è lo stellone italiano, ma neanche il caso, anche perché abbiamo una grande capacità dell’intelligence, delle forze di polizia e della magistratura. Una sinergia tra questi tre pilastri è fondamentale“.
Per Minniti non è neanche un caso che l’Isis abbia attaccato la Russia, soprattutto in un momento del genere: “Per Putin quell’attacco è significato tante cose e non è stato un bel colpo per lui anzi bruttissimo, quello che preoccupa allo stato attuale è che cercherà in tutti i modi di usare l’Ucraina come uno schermo, gli serve per difendersi dagli effetti dell’insuccesso, anche perché l’attacco dell’Isis ha mostrato falle gravissime nella loro sicurezza”. E adesso farà in modo di riversare tutto sull’Ucraina, magari cercando di coinvolgerla nell’attacco di Mosca, ma secondo Minniti “ci saranno attacchi aerei e missilistici“. E questo aumenterà il rischio di incidenti, per poco già capitato con quei due aerei italiani.
Minniti nella sua storia è sempre stato uno che cerca con la diplomazia, con la parola e con la strategia di risolvere anche situazioni complesse. E anche in questa circostanza con l‘Ucraina non è da meno. Ora si attende l’elezione di Trump che potrebbe avviare subito un negoziato, ma bisogna stare attenti perché è “necessario il consenso del popolo ucraino” senza di quello non si va da nessuna parte. Minniti dice questo perché gli ucraini è “il paese aggredito”. E bisogna cercare di fare in modo che il popolo ucraino alla fine “si convinca che la pace è possibile”. E come? Deve essere un negoziato e non una resa secondo Minniti e la moneta di scambio forte che potrebbe essere decisiva è l’ingresso istantaneo in Europa, così gli ucraini “non si sentirebbero più soli“.
Non è in disaccordo, l’ex ministro dell’Ambiente Cingolani, anche se avverte che “la pace va difesa“. E poi ammette: “Per la prima volta da quando ho 62 anni ho paura, non ricordo una situazione simile in Europa e nel mondo, sono preoccupato per la mia famiglia, per i miei tre figli maschi. Purtroppo non si può dialogare con chi usa la violenza dell’invasore“. Le parole dell’ex ministro Cingolani al quotidiano La Nazione fanno riflettere parecchio.