Francesco Bonifazi in un’intervista a ‘Il Giornale’ racconta l’incubo vissuto prima dell’assoluzione. E poi attacca in modo molto duro Calenda.
Non sono stati anni facili per Francesco Bonifazi. Il renziano è stato indagato per finanziamenti illeciti nella questione stadio Roma. Una vicenda che si è conclusa nella giornata di venerdì 5 aprile con l’assoluzione definitiva. “Sono stato massacrato”, le sue prime parole rilasciate a Il Giornale.
Bonifazi svela anche il suo grande rammarico. Ovvero il fatto di aver aspettato sei anni prima dell’assoluzione. Secondo lui se il sistema funzionasse in maniera corretta il tutto doveva concludersi durante le indagini. Per questo motivo il renziano ribadisce la necessità di una riforma della giustizia per rendere tutto assolutamente più semplice.
Il duro attacco a Calenda
Da parte sua arriva anche una dura frecciata a Calenda. Bonifazi, infatti, preferisce non criticare i grillini, ma il leader di Azione: “Usò l’inchiesta per attaccarmi personalmente. E’ un Marco Travaglio che non ha raggiunto il suo obiettivo“.
E sempre in questa intervista il renziano ricorda come all’epoca dell’indagine ci sono stati diversi titoloni contro di lui. Ora che è arrivata l’assoluzione solamente dei trafiletti. Insomma, per Bonifazi l’Italia non ha ancora assimilato che per far funzionare il nostro sistema giudiziario c’è bisogno del garantismo. Tutte vicende che fanno spingere l’ex Pd a chiedere una riforma generale della giustizia.
La rivelazione di Bonifazi
L’esponente di Italia Viva ritorna anche sulla vicenda ribadendo di essere venuto a conoscenza dell’indagine solo tramite la telefonata di un giornalista de Il Fatto Quotidiano. E poi durante il processo è stato cambiato il suo capo di imputazione senza, però, raggiungere l’obiettivo. “Il tutto sulla pelle di un innocente“, conclude Bonifazi.