Il generale Vincenzo Camporini, ex capo di stato maggiore dell’Aeronautica Militare e della Difesa, in esclusiva ai nostri microfoni sulla situazione in Israele.
A margine della presentazione delle liste di Siamo Europei, il partito di Calenda, in vista delle prossime elezioni, il generale Vincenzo Camporini ha parlato in esclusiva ai nostri microfoni.
Generale Camporini, Calenda punta molto su di Lei alle Europee. La sua carriera è sotto gli occhi di tutti. Peraltro stiamo vivendo un momento estremamente delicato. Vorrei che mi inquadrasse questa fase politica rispetto a ciò che il mondo attende come decisioni.
“Viviamo una fase complicata dove l’uso della forza militare da ipotesi di scuola è diventata pratica quotidiana. Durante la Guerra Fredda c’era la forza veniva utilizzata solo dal punto di vista politica, ora è reale con tutte le conseguenze del caso. Per evitarle bisogna agire sul piano militare e quello della deterrenza. Se io sono forte è difficile che qualcuno venga ad aggredirmi. Se mostro delle debolezze, allora divento una preda“.
L’interrogativo più grosso in queste ultime ore è quando e come Israele deciderà rispondere all’Iran. Da un punto di vista strategico si è fatta un’idea?
“Dal punto di vista strategico Israele dovrebbe stare completamente fermo. Bisogna vedere se politicamente questo è accettabile da parte di Netanyahu. Io sono abbastanza pessimista da questo punto di vista. Le posizioni assunte da Biden sono un buon deterrente per far sì che questo incidente potrebbe essere finito. Se così non fosse, aspettiamo ulteriori eventi traumatici con conseguenze che non sono prevedibili“.
Camporini: “L’evoluzione di queste ultime settimane poteva essere prevista”
Chi diplomaticamente potrebbe far capire a Netanyahu che non è il caso di reagire?
“Tutti i Paesi amici di Israele dovrebbero dire a Netanyahu che la posizione di Biden è quella occidentale“.
E’ una fase nuova rispetto ai due dell’attacco all’Ucraina e a quello che è accaduto il 7 ottobre?
“Direi di sì, ma è una evoluzione che si poteva prevedere. Il problema è l’instabilità generalizzata in quell’area con un conflitto che dura da decenni per la supremazia regionale tra Iran e Pasi arabi“.
Intervista a cura della nostra inviata Luigia Luciani