“La violenza non è più tollerabile. C’è una differenza tra dialogo e vandalismo”.
Così, in esclusiva a Notizie.com la senatrice di Fratelli d’Italia Cinzia Pellegrino, a commento degli scontri all’Università La Sapienza di Roma di ieri, dopo la riunione del Cda e del Senato accademico sugli accordi di ricerca con Israele.
In seguito alla decisione accademica, gli studenti hanno portato la loro protesta in piazza, durante la quale si è verificato un duro scontro con le forze dell’ordine. Due persone sono finite in manette dopo aver tentato di entrare al Senato accademico e sotto al commissariato. Uno è stato fermato per aver danneggiato un’auto della polizia, un’altra è accusata di aver aggredito un dirigente durante il tentativo di irruzione al commissariato.
Secondo gli studenti Fgc alcune persone sono rimaste ferite durante gli scontri. “Non è più tollerabile. Stiamo tornando in un clima da pieni anni di piombo. Quello di ieri non è stato il primo episodio di violenza alla Sapienza negli ultimi mesi. C’è un’escalation e non va guardata con sufficienza, ma recepita e gestita per quello che è: l’intenzione di tornare a un clima di odio politico, dove gli avversari non hanno la parola e si commettono atti vandalici rivendicandoli come politici”.
Senatrice Pellegrino, perché si assiste a questa escalation secondo lei?
“Perché quando in Italia governa il centrodestra vogliono farsi sentire nei modi più beceri, rivendicando l’antifascismo e l’essere contro la violenza. Ma i fatti dimostrano che i veri violenti sono loro. In secondo luogo, si sfrutta la situazione geopolitica internazionale della Palestina e dell’Ucraina con la scusa di devastare”.
L’episodio di ieri è scaturito dalla decisione di non bloccare la ricerca tra Italia e Israele. La protesta rientra in uno scenario più ampio, dell’appoggio alla Palestina da parte degli studenti. Come può mediare il governo?
“La situazione non richiederebbe di essere gestita se ognuno tornasse a dire la propria manifestando pacificamente. Chiunque è ben accetto se vuole organizzare manifestazioni e proteste pacifiche, convegni in cui si spieghi perché un’intenzione accademica debba o no essere portata avanti, in nome di una condivisione di conoscenza ed esperienza, o in nome di una guerra inaccettabile. Non ci sono dubbi sulla libertà di opinione e manifestazione. Ma va fatta una riflessione sulla permanenza costante in stato di illegalità di questi collettivi. Al rettore va tutta la mia solidarietà, ma deve intervenire per prevenire e indebolire la violenza e dare a queste persone meno spazio possibile”.