Israele si presenterà all’Eurovision Song Contest con una cantante che, però, sarà costretta a restare chiusa in stanza
La guerra tra Israele e Palestina sta vivendo un’altra delle sue tristi parentesi. Le notizie che arrivano parlano continuamente di morti e bombardamenti, con una pace sullo sfondo che ogni giorno si riduce e si fa sempre più piccola e lontana, diventando quasi un miraggio. Le ripercussioni, anche se indirette, sono molteplici. Volano dal mondo della politica, a quello dello sport e, di recente, sembrerebbero aver influenzato anche quello della musica. Secondo quanto riporta alcuni media israeliani, infatti, negli scorsi giorni vi è stato un briefing in merito all’Eurovision Song Contest che andrà in scena dal 7 all’11 maggio.
Qui Israele si presenterà con la giovanissima ventenne Eden Golan che porterà il proprio brano Hurricane, scritto da Avi Ohayon, Keren Peles, and Stav Beger. Proprio in virtù della sua presenza, accettata dai dirigenti della competizione musicale nonostante le diatribe internazionali, all’interno del Paese si sono scatenate molte polemiche. Da una parta c’è chi non vede nella sua partecipazione un problema e che dovrebbe prescindere da ciò che sta accadendo. Dall’altra c’è chi, invece, ritiene che visto il conflitto e le decisioni precedenti prese con la Russia, per giustizia e coerenza dovrebbe essere esclusa. Una manifestazione del pensiero giudicata pericolosa dallo Stato israeliano.
In questo senso la Shin Bet ha deciso lo scorso giovedì di convocare la cantante, invitandola a partecipare a un incontro. Nel corso di questo faccia a faccia il servizio di sicurezza nazionale israeliano ha preso la decisione di invitarla a non uscire dal suo albergo in quel periodo. Più precisamente, per tutelare la propria artista, questi le hanno chiesto di non lasciare mai la propria stanza nella città svedese se non per recarsi alle prove che anticiperanno l’inizio del festival mondiale. In merito a queste vicende non è ancora nota la reazione della Golan e forse non sarà mai nota la sua decisione.
A parlare del tema, però, è stato European Broadcasting Union. L’Unione europea di radiodiffusione – EBU – ha voluto sottolineare come l’Eurovision non sia un evento di tipo politico, ma esclusivamente artistico, sottolineando come tutti i cantanti – e quindi le Nazioni – hanno diritto a parteciparvi. Una spiegazione, però, che va controcorrente con quanto fatto nell’anno passato nei confronti della Russia, espulsa in seguito all’invasione dell’Ucraina e al conseguente scoppio della guerra. Quest’ultimo è il motivo centrale delle grandi polemiche intorno all’evento a poche settimane dal suo inizio.