“Sono antifascista ma non ho bisogno di dichiararlo. Non mi piego alla logica imposta dalla sinistra”.
Sono le parole di Italo Bocchino in un’intervista su La Repubblica, a commento del monologo sul 25 aprile che sarebbe stato censurato dalla Rai di Antonio Scurati. Per il giornalista la tesi circolata in questi giorni è falsa: “I talk non fanno che attaccare il governo”.
“Sono per la democrazia, per le libere elezioni, per la libertà di parola… non è sufficiente?”, aggiunge il direttore editoriale del Secolo d’Italia, spiegando che avrebbe dato la possibilità allo scrittore di parlare, “anche se il suo è stato un compitino claudicante, come hanno fatto notare anche Aldo Grasso e Giampiero Mughini. Scurati non è uno storico, M contiene errori, come hanno osservato Ernesto Galli della Loggia e altri”.
Bocchino al posto dei vertici di Viale Mazzini lo avrebbe fatto parlare perché “avrebbe letto il suo monologo tutto politico, di attacco al governo, davanti a 800mila spettatori, e nessuno se ne sarebbe accorto. Invece così ne hanno fato un caso internazionale”.
Il 25 aprile è il giorno della Liberazione dal nazifascismo, ed è un importante perché ha dato la libertà agli italiani. Ma “spesso ci si dimentica che l’antifascismo è stato una categoria politica violenta, ha fatto dei morti, lì ha ragione Lollobrigida“, aggiunge Bocchino.
Secondo il giornalista e “opinionista d’area” centrodestra, Serena Bortone non dovrebbe dimettersi dalla Rai dopo aver letto il monologo di Scurati.
Bocchino non è d’accordo sulla polemica Telemeloni, secondo cui gli esponenti della maggioranza hanno maggiore visibilità in tv di quelli di opposizione: “Il 70% dei dirigenti che gestiscono la spesa è di sinistra. C’è stato finalmente un timido riequilibrio”.